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COMUNALI 2024

«Già fuori? No, me la gioco. E chi lo sa, magari ne facciamo quattro»

Tiziano Galeazzi, municipale uscente e candidato per la riconferma a Lugano, dice la sua sulla lista: «Me la gioco alla pari degli altri»
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«Già fuori? No, me la gioco. E chi lo sa, magari ne facciamo quattro»
Tiziano Galeazzi, municipale uscente e candidato per la riconferma a Lugano, dice la sua sulla lista: «Me la gioco alla pari degli altri»
LUGANO - Ormai ripulite dai coriandoli, le strade hanno iniziato a tingersi dei caratteristici “colori” della volata verso le elezioni comunali, che si terranno il prossimo 14 aprile. A Lugano, la candidatura di Marco Chiesa al Municipio ha rimes...

LUGANO - Ormai ripulite dai coriandoli, le strade hanno iniziato a tingersi dei caratteristici “colori” della volata verso le elezioni comunali, che si terranno il prossimo 14 aprile. A Lugano, la candidatura di Marco Chiesa al Municipio ha rimescolato le carte in tavola generando, qua e là, qualche mal di pancia a chi aveva altri piani. Lo spettro, tra compagni di lista e osservatori, va da chi nelle scorse settimane ha parlato di imbarazzo a chi ha evocato il tradimento. La “vittima” designata? Il municipale uscente Tiziano Galeazzi. Ma lui si sente già con gli scatoloni di fianco alla porta? «No di certo - ci dice -, io me la gioco alla pari degli altri. Né più, né meno».

«La popolazione ha iniziato a conoscermi un po’ meglio da quando, nel 2021, sono entrato in Municipio. E sono comunque sempre stato sul territorio, anche in momenti non elettorali. Penso che ognuno debba sapere dove si trova e cosa sta facendo. E io vado avanti a lavorare, come ho fatto dal 2021, così sarà fino al 14 aprile. Come ho sempre fatto. Poi si vedrà. Ma prima non mi lascio scalfire da chiacchiere, polemiche o altro. Anche se qualcuno pensa che ho già gli scatoloni in mano». In altre parole - auto-citando un suo stesso intervento nel recente dibattito sul Preventivo cantonale - «non ho ancora fatto puff!».

Detto questo, la corsa per un posto a Palazzo Civico è oggettivamente molto più complessa di quanto non fosse prima dell’entrata in lista del “senatore” - brillantemente rieletto lo scorso novembre agli Stati - e presidente nazionale (uscente) dell’UDC. Galeazzi però conferma la sua linea di campagna. «Non ho ripensato nulla. Da buon tenente colonnello, a riposo, avevo già pianificato tutto. Le cose le programmo con il tempo. Gli eventi poi sono quelli che sono e, al massimo, potrà esserci qualche correzione in corsa qua e là. Ma l’ossatura rimane quella». A partire dal lavoro messo a terra in questi due anni e mezzo.

«Nel piccolo di un dicastero (consulenza e gestione, ndr.) a cui sono stati aggiunti due servizi, e tolte le finanze, posso dire di aver fatto più di quanto veniva fatto prima. Penso in particolare ai servizi della statistica urbana e di sicurezza e salute. Il mio non è un dicastero di prodotti o eventi pubblici. Non ho la cultura o lo sport, con le loro passerelle. Ho un dicastero che è “di servizio”, con una sorta di “stato maggiore”, ma che mi ha permesso di avere un ottimo rapporto con tutti i collaboratori e di portare avanti diversi progetti; dalla sicurezza alla Foce del Cassarate e sul lago al monitoraggio della crisi socioeconomica sul territorio cittadino».

«E se ne facciamo quattro? A volte bisogna pensare in grande»
Il municipale UDC rilancia poi anche sui muscoli sfoggiati dalla lista unica tra Lega e democentristi; che a suo dire può pensare di puntare anche oltre a una conferma dello status quo. «Magari esagero nel pensiero, ma non si può escludere che possa esserci un exploit, come avvenne decenni fa, arrivando in questo caso a fare quattro seggi in Municipio della stessa area, anche grazie alla presenza di Marco in una lista oggettivamente molto forte. La più forte. È vero, gli obiettivi da una parte devono essere realistici. Ma dall’altra occorre anche essere ambiziosi. Quindi anche se altri non lo dicono, io lo dico». Come a voler affermare - considerando chi, in mezzo, corre per blindare i suoi e la Sinistra che sente il suo seggio a Palazzo scricchiolare -, se non ora, quando? «Pensare in grande non è sempre un male. E se così non sarà - conclude Galeazzi - comunque ce la giochiamo».

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