La denuncia di Luciano Dissegna, ex dirigente dell’Agenzia delle entrate: «Il fisco ci sta uccidendo». Ettore Serafini, co fondatore di AgiReagire: «Non ci fosse stata la Svizzera…»
LUGANO – Si fa in fretta a prendere in giro i ticinesi, per la poco rosea situazione finanziaria in cui ci si trova attualmente. Sono passati alcuni mesi dal contestatissimo servizio di “Striscia la Notizia”, ma c’è chi prova ancora rancore verso la trasmissione satirica targata Mediaset. E non si tratta di cittadini rossocrociati. Bensì di italiani scappati in Svizzera per la disperazione. «In Italia stanno sventrando la piccola e media impresa – sostiene Ettore Serafini, co fondatore di AgiReagire, associazione no profit che aiuta le imprese “vessate” dal fisco italiano –. Se non ci fosse stata la Confederazione, io ora sarei morto. Per fortuna vivevo già qui da tempo, prima di subire un terribile abuso da parte del fisco italiano. Gli italiani, media compresi, dovrebbero avere più rispetto della Svizzera».
Come il peggior Paese sudamericano – Ticinesi in fuga in Italia per fare i frontalieri al contrario? Secondo Luciano Dissegna, ex dirigente dell'Agenzia italiana delle Entrate, noto per il suo impegno in favore della piccola impresa, forse i media del Belpaese farebbero meglio a interessarsi maggiormente di come stanno le cose a casa propria. «L’Italia, da questo punto di vista, è come uno dei peggiori Paesi sudamericani – tuona –. Abbiamo un fisco che uccide. E lo dico io che ci ho lavorato per trent’anni. In Italia stanno accadendo cose estremamente gravi di cui nessuno parla».
Tassazione in base alla presunzione – «Lo Stato italiano – racconta Serafini – presume, in base a fattori molto discrezionali, che tu, imprenditore, hai incassato la cifra “xy” nell’ultimo anno. A quel punto tu devi dimostrare che non è vero. Loro ugualmente non ti ascoltano. E tu cosa fai? Vai contro la finanza? Tanta gente per paura, paga».
Si sfiora il ricatto – Dissegna prova a spiegarlo in altre parole. «Se non paghi le tasse come si dovrebbe, il fisco ti sanziona. Giustamente? Non sempre. Ma cosa fa il nostro fisco? Se paghi subito, ti fa pagare circa un terzo di quanto teoricamente dovuto. Se non paghi subito, paghi il 100%. E così incassa tra i 6 e gli 8 miliardi. In maniera quasi ricattatoria. Certo, i funzionari sono in buona fede. Ma la buona fede non può bastare».
Numeri da paura – Un meccanismo definito estorsivo. «Il tasso di morte delle imprese italiane – prosegue Dissegna – si aggira attorno al 45%. Chi non paga, fallisce, chiude. Le ditte che sono morte in questi anni sono andate a generare numeri da paura. I crediti inesigibili del fisco frutto, in gran parte, di accertamenti andati a vuoto, hanno raggiunto l’astronomica cifra di mille miliardi di euro».
Un trend in ascesa – Sono a migliaia gli imprenditori italiani che lasciano il loro Paese per cercare lavoro in Svizzera. Già nel 2014 un'analisi effettuata dal Servizio di informazioni economiche Orell Füssli (OFWI) rimarcava l’apertura di oltre 4.500 nuove aziende “italiane” su territorio ticinese in soli cinque anni. E si intuisce che il trend, nonostante sembrano non esistere dati ufficiali aggiornati, è in crescita.
Di tutti i colori – «Logico. Quello italiano è un fisco che pur di fare budget ne combina di tutti i colori – sostiene Serafini –. Ecco perché così tanti imprenditori italiani stanno cercando di ripartire dal Ticino o dal resto della Svizzera. Attraverso gli accertamenti presunti, i collaboratori del fisco italiano stanno mettendo in ginocchio centinaia di piccole e medie imprese».
Tutto è stato scialacquato – Ma in tutte le regioni italiane la situazione è tanto drammatica? Stando a Dissegna si salverebbero, forse, solo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. «Ma è una condizione puramente teorica – precisa –. Anche queste regioni oggi sono in difficoltà. E pensiamo che il Veneto per 500 anni con la sua ricchezza commerciale ha fatto impallidire il mondo. È stato scialacquato tutto quanto».