«Turni e condizioni insostenibili, non dormo più la notte»

Un agente della Cantonale dopo il commento di Zali sull'esito del sondaggio sul malessere in polizia: «Speravo ascoltasse, invece lo scredita. Investa su di noi permettendoci di tornare a lavorare con dignità e orgoglio». Fonio: «L'inizio di Zali non ci è piaciuto».
BELLINZONA - «Non ce la faccio più, non ce la facciamo più». È un grido d'allarme, quello che traspare dalla lettera inviata a diversi media nella serata di ieri, scritta da un agente della Polizia cantonale.
Una lettera evidentemente scritta d'impeto, dopo l’intervento in Gran Consiglio durante il quale il consigliere di Stato Claudio Zali ha duramente criticato i risultati del sondaggio promosso da Ocst, Sit, Vpod e dalla Sezione ticinese della Federazione svizzera dei funzionari di polizia.
Un’indagine che aveva messo in luce un profondo disagio all’interno della Polizia cantonale, con molti agenti che ammettevano di aver seriamente pensato di abbandonare la professione. Le parole di Zali, evidentemente, hanno lasciato l’amaro in bocca a qualche membro del corpo, alimentando la sensazione che il malessere denunciato non sia stato compreso, né tantomeno preso sul serio.
«Ha screditato anziché analizzare» - Il poliziotto, che sceglie di restare anonimo, nel rivolgersi al neo responsabile politico-amministrativo della Polizia cantonale (dopo l'ormai noto "arrocchino" con Norman Gobbi) non nasconde la propria delusione.
«Mi aspettavo che lei prendesse con serietà quanto emerso, lo analizzasse e si assicurasse che chi le è sottoposto mettesse in atto azioni concrete per affrontarlo. Invece di cogliere questa occasione per comprendere meglio il malessere interno, ha preferito screditare il sondaggio, ignorando così un’ennesima richiesta d’aiuto che arriva direttamente dai suoi collaboratori», si legge.
Problemi noti «da oltre 6 anni» - «È sconcertante», incalza l'agente. «Dopo meno di un mese dal suo insediamento, nonostante non ci aspettassimo soluzioni immediate, ci saremmo almeno aspettati un segnale d’ascolto, un momento di riflessione su quei 345 collaboratori che — anche se non hanno risposto a un sondaggio “scientifico” — rappresentano un chiaro indicatore che qualcosa nel Corpo di Polizia non funziona, e non da oggi».
Secondo il poliziotto, il problema sollevato è già noto da tempo, emerso da «un sondaggio “scientifico”» sottoposto «oltre sei anni fa». Siamo nel 2025 e attendiamo ancora di conoscere i risultati. Forse perché le risposte ricevute non erano quelle sperate, si è deciso di tacerle».
Per l'agente il sistema, «che mostra sempre più crepe», regge solo grazie al lavoro quotidiano dei ranghi più bassi che, «quotidianamente» mettono «delle pezze». «Ai vertici - prosegue - la situazione è ben diversa: è risaputo che tra quadri superiori e ufficiali manca una reale comunicazione, sia verso il basso sia all’interno dei loro stessi livelli gerarchici».
«Turni insostenibili, poco personale» - Un distacco, sottolinea, «aumentato drasticamente negli ultimi cinque anni» al quale si aggiungono complessità quotidiane legate alla turnistica «insostenibile» e alla scarsità di risorse e personale.
«L'ho detto ai superiori ma non è cambiato nulla» - Problemi quotidiani, dunque, che si riflettono sulla sua vita di chi indossa la divisa: «Arrivo a casa esausto, nervoso, incapace di essere presente con mia moglie e mio figlio. La notte non dormo, e nonostante abbia più volte esposto la situazione ai miei superiori, non al capogruppo, ma a chi sta sopra di lui, nulla è cambiato».
L'appello - L'agente conclude con un appello: «Ci viene chiesto di “stringere i denti”, ma questo momento difficile dura ormai da anni. E la verità è che non ce la faccio più. Non ce la facciamo più. Egregio Consigliere di Stato, può continuare a fingere che tutto vada bene, oppure può scegliere di affrontare, o far affrontare, i veri problemi del Corpo di Polizia. Le chiediamo di investire su di noi, di ascoltarci, di metterci nelle condizioni di svolgere con dignità e orgoglio il lavoro che amiamo, ma che oggi non ci è più permesso di fare».
Fonio: «L'approccio di Zali non ci è piaciuto» - Che i problemi denunciati dall'agente - dalla carenza di personale ai turni insostenibili -, siano noti da tempo ce lo conferma Giorgio Fonio (Ocst): «Quanto dichiara questo poliziotto non è né più né meno quanto raccolto in questi mesi nel corso delle varie assemblee. E che è emerso anche dal sondaggio».
Sulla concretezza dei risultati del sondaggio Fonio non discute: «Sono 80 slide che, prima della presentazione pubblica, abbiamo condiviso con la Direzione della Polizia. Successivamente abbiamo inviato il tutto anche al Consiglio di Stato e al Dipartimento delle Istituzioni».
«Questo sondaggio - ci tiene a precisare il sindacalista - vuole offrire una possibilità a tutti, quella di costruire un dialogo utile a migliorare le condizioni all'interno del corpo di polizia. Vogliamo, insieme a Zali, lavorare in questa direzione. Siamo convinti che lo si possa fare».
La percezione, fa notare Fonio, è che invece si sia venuto a creare «uno scontro». «E oggi non abbiamo bisogno di scontrarci, ma di incontrarci e dialogare». Non nasconde dunque la propria delusione per l'approccio di Zali: «Ha appena assunto la responsabilità del dossier... Come inizio non ci è piaciuto. Si può certamente fare di meglio».
Non manca, infine, di sollevare alcune perplessità riguardo ai contenuti delle considerazioni del Consigliere di Stato: «Alcune risposte che ho letto sulla stampa erano molto simili a risposte date da alti funzionari della Polizia...».




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