Non c'è pace per la Val Colla. I residenti temono la strada dove, il 7 gennaio scorso, una persona ha perso la vita a causa di una frana.
LUGANO - Ha le dimensioni di un pallone da calcio il masso caduto questa mattina, venerdì 24 gennaio, sulla strada cantonale in Val Colla, tra Madonna d’Arla e Cimadera. Nessuno è rimasto ferito, nessuno si è fatto male, eppure il ricordo al dramma, avvenuto lo scorso 7 gennaio quando una frana aveva ucciso un uomo, è immediato, istantaneo.
Ancora tante domande sospese - Allora uno scoscendimento improvviso aveva investito un’auto, che viaggiava in direzione nord verso Tesserete, senza lasciare scampo al conducente. L'inchiesta sull’incidente è ancora in corso. L'esatta dinamica e le cause della frana sono quindi ancora poco chiare.
Detto questo, il masso, che si è fermato, ironia della sorte, a qualche metro dal luogo dove fu colpita l'auto lo scorso 7 gennaio, significa una sola cosa: gli sforzi congiunti di cantone e città per garantire la sicurezza non sono stati sufficienti. Il compito ora è impedire che un dramma simile si possa ripetere.
Ma la domanda sorge spontanea: cosa è stato fatto dopo l’incidente e quali misure sono state prese?
A pochi metri dal luogo del dramma - «Sono passata da lì verso le 8.30 ho trovato il sasso sulla strada», ci ha raccontato un'abitante della Val Colla. Ogni giorno la donna è costretta a percorrere quel tragitto per andare a lavoro.
Secondo lei non è la prima volta che viene trovato un masso di tali entità. «Soprattutto quando piove può capitare che raggiungano dimensioni come quelle di un pallone da calcio. Chi può evita del tutto quel tratto di strada. Ho parlato con amici e conoscenti, c'è tanta paura».
«Abbiamo paura» - Per fare chiarezza giunge in soccorso un altro residente del luogo. «La strada che costeggia la parete rocciosa, è stata costruita alla fine degli anni 40 del secolo scorso. La roccia è stata rimossa con la dinamite. La montagna è stata fatta brillare. Era la prassi una volta», ci spiega l'uomo che abita a Cimadera. «Il problema è che quando si fa brillare la roccia le vibrazioni penetrano in profondità. I sassi che cadono ora sono la diretta conseguenza».
Per raggiungere Lugano la strada in questione è una delle uniche opzioni. «Ora ho paura. Bisogna che le autorità facciano qualcosa e che controllino la parete». Per il momento, l'uomo non si sente al sicuro.
«Hanno messo quattro transenne per bloccare la corsia vicino alla montagna. Ma non può bastare. Se dovessero cadere dei massi arriverebbero comunque sulla strada. Non possiamo aspettare un secondo morto».
Una cosa è certa: la sensazione di insicurezza si è diffusa tra gli abitanti della Val Colla. «A Cimadera e Piandera tutti devono per forza prendere quella strada, hanno paura. È normale che ci sia molta preoccupazione».
E le reti paramassi? - Nel frattempo si è mossa anche la politica. Un'interpellanza inoltrata, subito dopo il dramma, al Municipio di Lugano da parte del consigliere comunale del Centro, Angelo Petralli, ha riposto l'attenzione della città sulla sicurezza della strada in questione.
«Compito degli enti pubblici è cercare di evitare nel limite del possibile che accadano incidenti», spiegava Petralli, «per esempio indicando nei propri piani regolatori le zone soggette a pericoli naturali e sviluppando delle misure di premunizione soprattutto lungo le strade».
Petralli interpellava l’Esecutivo anche sulla possibilità di implementare la sicurezza tramite l’installazione di nuove reti paramassi di protezione e sull'aggiornamento del Piano delle zone soggette a pericolo naturale del Piano regolatore di Cimadera, che è fermo al 2018.