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CUGNASCO-GERRA

Posta nella macelleria: «Se ci entrassi mi sentirei male»

Lo shock della comunità animalista e vegana: «Una soluzione assurda che sceglie di non considerare una fetta di popolazione»
Macelleria Margaroli
Posta nella macelleria: «Se ci entrassi mi sentirei male»
Lo shock della comunità animalista e vegana: «Una soluzione assurda che sceglie di non considerare una fetta di popolazione»

CUGNASCO-GERRA - Chiarita la questione igiene, il problema del "compromesso" Posta-macelleria in quel di Cugnasco è ora di natura etica. Ma forse, restringerlo a una mera questione morale sarebbe limitato. Perché alla comunità vegan e animalista ticinese, tutt'altro che sparuta, l'idea di trovare uno sportello postale di fianco a tagli di carne è ben oltre che indigesta.

La polemica, una volta appresa la notizia della "fusione", si è presto accesa sui social. «Per i vegani di Cugnasco sarà fantastico essere costretti ad andare in una macelleria per ritirare il pacco di cose vegan ordinate online. Sempre peggio!». Ad accendere la miccia è un utente della pagina Vegan in Ticino, su Facebook. L'opinione è immediatamente condivisa in tutti i commenti lasciati sotto al post.

«Come una barriera architettonica per noi» - Qualcuno suggerisce di rivolgersi a un altro ufficio postale, ma come ci fa notare Nash Friedrich Pettinaroli, presidente dell'associazione AnimaLife Ticino: «Non tutti hanno la possibilità di spostarsi con facilità. Non dimentichiamoci poi che esistono anche persone anziane e con difficoltà motorie che hanno la stessa nostra sensibilità».

Questo compromesso, per Pettinaroli, è alla stregua di una barriera architettonica: «Sono tra quelle persone che stanno male solo passando davanti a certe vetrine, figurati se dovessi entrarci forzatamente. È come scegliere di mettere un ufficio postale in cima a 20 gradini e senza una rampa. Stai tagliando fuori una parte della popolazione».

Già all'idea, Pettinaroli sembra provare raccapriccio: «Se io non voglio vedere animali morti fatti a pezzi, non vedo perché dovrei essere costretto a farlo. Per non parlare dell'odore... Una scelta davvero infelice. Personalmente non ci metterei piede».

«Anche tanti non vegani fanno fatica» - Altrettanto scioccata è la reazione di Nadia Parise, Presidente dell'Associazione Mirage Animali in difficoltà, composta tra l'altro da membri vegani molto attivi sul fronte del cruelty free in generale: «Non ci credo, mamma mia...», è il primo commento.

Lo stupore traspare netto, anche se la conversazione avviene al telefono. «Anche tra i non vegani c'è chi fatica ad entrare in macelleria. Conosco onnivori che stanno pensando di fare il passo verso il veganesimo perché, ogni volta che si trovano davanti a quei frigoriferi pieni di pezzi di animali morti, iniziano ad avvertire una sensazione di disagio. Questo scontro diretto con l'origine di ciò che finisce sul piatto può essere impattante».

Dal canto suo Parise è certa di una cosa, in quella macelleria non potrebbe metterci piede: «Ho smesso da tempo di fare i presidi silenziosi davanti ai macelli perché prossima al burnout. Purtroppo per me il disagio è tale da causarmi forte malessere. Se io dovessi entrarci starei male fisicamente. E penso che come me ce ne siano altri, anche in una realtà piccola come quella di Cugnasco».

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