Il "Guastafeste": «Polizia e Municipio ostacolano un diritto sancito dalla Costuituzione. Ragioni politiche o ideologiche?»
BELLINZONA - Il vigore battagliero del "Guastafeste" non sembra voler essere scalfito dal tempo. Giorgio Ghiringhelli si fa, infatti, portavoce di una nuova battaglia. O, meglio, mette nero su bianco un tema che già in passato lo ha visto impegnato contro «decisioni di Municipi o di polizie comunali che in qualche modo frapponevano ostacoli illegittimi alla raccolta di firme».
Un'abitudine questa che, secondo Ghiringhelli, è ancora viva. «In Svizzera - fa notare in una lettera di denuncia diffusa oggi a tutti i fuochi -, la raccolta firme per iniziative popolari, referendum e petizioni è un diritto sancito dalla Costituzione e ampiamente confermato dalla giurisprudenza».
Tuttavia secondo Ghiringhelli, a Bellinzona, polizia comunale e Municipio «sembrano ignorare questi principi, ostacolando sistematicamente chi esercita tale attività». «I raccoglitori di firme - spiega - sono trattati come intrusi, spesso costretti a ricorrere a un avvocato per far valere i propri diritti. Questo atteggiamento, che contrasta con i valori di una democrazia diretta, richiede un intervento politico deciso». «Anche la stampa, che dovrebbe vigilare a tutela della democrazia, è chiamata a denunciare con maggiore fermezza una situazione che appare sempre più insostenibile», prosegue.
Il "Guastafeste" non manca di fornire degli esempi: «Lo scorso luglio, la polizia comunale di Bellinzona impedì a un cittadino di raccogliere firme per un’iniziativa popolare federale nell’area del mercato, nonostante non fosse necessaria un’autorizzazione per attività svolte senza bancarella. Il diritto interessato si è quindi rivolto a un avvocato e, tramite quest’ultimo, ha chiesto spiegazioni al Municipio. Dopo mesi di attesa, il 31 ottobre 2024, il Municipio rispose spiegando che occorreva fare una distinzione tra raccolta a scopo “ideale” e a scopo “di lucro” e che se la raccolta delle firme fosse remunerata, allora la richiesta andava trattata come quella di un espositore al mercato in quanto “si tratta di un’attività commerciale e non più ideale, per cui necessita di un’autorizzazione da parte della Società commercianti”».
Il cittadino coinvolto, a quanto pare, richiese un parere alla Sezione Enti Locali (SEL), che il 26 novembre confermò l’assenza di basi legali per tali restrizioni. «Il 2 dicembre il parere della SEL fu trasmesso al Municipio, chiedendo di riconsiderare una decisione che costituiva un ostacolo inammissibile all’esercizio di un diritto costituzionale. Ad oggi, però, dal Municipio non è giunta alcuna risposta...».
Stando a quando scrive Ghiringhelli, lo scorso dicembre, lo stesso cittadino si è visto negare l’autorizzazione per posare in Piazza Collegiata una bancarella per la raccolta di firme a favore dell’iniziativa popolare “Stop all’aumento dei dipendenti cantonali”. «Solo dopo l’intervento di un avvocato, l’autorizzazione venne concessa, ma con la specificazione che non sarebbe stata fornita alcuna bancarella (servizio che a Lugano viene invece effettuato, gratuitamente)».
La lista di episodi simili (diversi) prosegue a ritroso, pescando dall'esperienza diretta dello stesso Ghiringhelli. Che chiude il suo scritto con un interrogativo: «È lecito chiedersi se dietro questi ostruzionismi si nascondano ragioni politiche o ideologiche. Sarebbe opportuno che il Cantone mettesse a disposizione di Municipi e della polizia un opuscolo contenente norme e direttive in materia, per garantire che i diritti dei cittadini vengano finalmente rispettati».