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MENDRISIO«Non serve Nostradamus per capire che se non piove sul serio siamo rovinati»

29.03.23 - 06:30
Parla Andrea Zanini, Presidente dell'Associazione Orticoltori Ticinesi: «Riconvertire i campi? L'unica possibilità è la vite».
Tipress
«Non serve Nostradamus per capire che se non piove sul serio siamo rovinati»
Parla Andrea Zanini, Presidente dell'Associazione Orticoltori Ticinesi: «Riconvertire i campi? L'unica possibilità è la vite».

MENDRISIO - Montagne che dovrebbero verdeggiare e che invece "scintillano" di marrone; la sete dei campi di mais che il cielo non sembra intenzionato a volere placare, vista la tinta azzurra e nemmeno l'ombra grigia di una perturbazione all'orizzonte. Anche il bianco neve è uscito dal carnet dell'inverno, spianando la strada al secondo anno di "secca", che appassisce le falde e anche le speranze degli agricoltori. 

Una secca preoccupante - «Non serve Nostradamus per farci capire che se qui non piove e non piove con la P maiuscola per settimane, siamo spacciati». Il secco dispaccio (per stare nell'orto del suo vocabolario), non è di un contadino qualunque: lui è Andrea Zanini, il presidente dell'Associazione Orticoltori Ticinesi, fiuto ed esperienza che gli fanno dire che «se l'acqua non arriva tanti agricoltori possono chiudere bottega».

Soluzioni alternative di approvvigionamento di acqua quasi inesistenti: l'acquedotto a lago sarà pronto nel 2026 e i pozzi in disuso (molti) sono inquinati - In questa partita contro il cielo che per ora sembra persa ci aggiunge pure il carico: «La situazione è seria - dice - perché dove vuole che si vada a prendere l'acqua? L'acquedotto a lago sarà pronto nel 2026. Con le autobotti non penseremo mica d'irrigare le distese del granoturco?». Ma i pozzi in disuso che il Cantone vi aveva autorizzato a utilizzare lo scorso anno? «Tanti erano inquinati e giustamente non ci è stato dato il nulla osta all'uso. Di quei pozzi dismessi ne abbiamo potuti usare davvero molto pochi».

Coltivatori in difficoltà da tre anni - Fa due conti: «In realtà sono tre anni che stiamo soffrendo - dice - e da due che aspettiamo la pioggia. Colpa dei cambiamenti climatici? Sarà. Ma intanto ci va di mezzo il raccolto».

Nella Svizzera romanda riconvertono i campi introducendo coltivazioni di ceci, lupini e lenticchie - Nella Svizzera romanda non sono stati troppo su a pensarci: sulle aie davanti alle case coloniche o nei circoli, quando gli agricoltori si riuniscono, nel giro dei loro discorsi risuona spesso dalle loro bocche una bella parola: riconversione. Per espugnare la siccità, sui campi al posto del mais stanno pensando adesso di coltivarci ceci, lupini e lenticchie. «Fantascienza - fa capire Zanini - perché come si fa a essere sicuri che il clima che sarebbe adatto per il nuovo prodotto che seminiamo sarà duraturo? Chi ci può garantire la stabilità climatica?».

Il tentativo di riconversione con una foraggera, la "sulla" - Le prove che lasciano perplesso Zanini le porta lui stesso: racconta di un tentativo fatto proprio su questo fronte, provando far fare alla parola riconversione un salto fra i campi. «Io ho provato con la "sulla", che è una foraggera. Bene, le caratteristiche di quella pianta ne consentono la crescita a una temperatura ideale che non scenda sotto i cinque gradi. Con le temperature sotto zero di qualche giorno addietro, mi è marcita. Addio riconversione».

Il vitigno: l'unica coltivazione che può rimpiazzare mais e cereali sui campi ticinesi - Nonostante ritenga difficoltose - anche dal punto di vista economico e di indirizzo di mercato - le pratiche di trasformazione dei terreni ad altre colture, intravede però per i campi ticinesi in secca un'unica possibilità di riconversione: quella a vitigno.

L'attesa per le autorizzazioni - «Ho chiesto l'autorizzazione di riconvertire tre ettari di terreno, dove prima coltivavo mais e altri cereali, alla coltivazione della vite - rivela - ma essendo all'interno di un parco non so se avrò l'autorizzazione. Questa è l'unica possibilità di trasformazione che vedo qui da noi, anche da un punto di vista pratico: irrigare la vite non è come "bagnare" un campo di mais. L'irrigazione di un vitigno - argomenta Zanini - anche in tempi di siccità è sostenibile e dà alla fine della stagione i suoi frutti: come abbiamo visto, lo scorso anno per i viticoltori è stata una buona vendemmia. Questo ci dice chiaramente che val la pena bagnare solo dove davvero conviene: questa mi sembra una buona condotta di uso parsimonioso dell'acqua».

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COMMENTI
 

Rosa 1 anno fa su tio
roggino: leggi meglio, non mi pare proprio che si pianga addosso, ma sta cercando alternative. Tu che faresti??

francox 1 anno fa su tio
Quindi si trasformerà la scarsa acqua in vino e grappa.

Rik830 1 anno fa su tio
Risposta a francox
🤣🤣🤣🤣

Roggino 1 anno fa su tio
Tipico da ticinesi lamentarsi e piangersi addosso intanto gli altri trovano e realizzano soluzioni.

LaLussy 1 anno fa su tio
Risposta a Roggino
Davvero crede che sia così semplice come dirlo? Lei ha un'idea di quanto tempo e denaro bisogna investire per la riconversione? Lei sa vero, che oltre Gottardo le superfici e la tipologia di suolo non sono come in ticino? Facile parlare quando il problema non vi tocca direttamente!

Balin 1 anno fa su tio
Siamo rovinati.
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