Truffe Covid, sei alla sbarra

Un impresario ticinese e una "banda" di consulenti avrebbero truccato i bilanci per ottenere aiuti non dovuti
LUGANO - Avrebbero messo in piedi un piccolo castello di società al solo scopo di fare incetta di sussidi pubblici. Un'altra "banda dei crediti" Covid è finita oggi alla sbarra a Lugano: sei persone, tra i 35 e i 60 anni, sono accusate di avere incassato in modo fraudolento circa 850mila franchi dalla Confederazione. Lo riferisce la RSI.
Soldi che dovevano servire ad aiutare le imprese a far fronte alla pandemia. E che invece, nel caso in questione, sarebbero finiti direttamente nelle tasche degli imputati. Tra questi anche il titolare di un'impresa di Cadenazzo, che si sarebbe prestato assieme ad altre aziende d'oltre Gottardo al gioco della "banda".
Secondo la Procura la mente della truffa era un avvocato 60enne, che si occupava di truccare i bilanci delle aziende compiacenti gonfiandone la cifra d'affari. Gli altri quattro imputati si occupavano di trovare le imprese con cui allestire la truffa, non solo in Ticino ma anche in Romandia e Svizzera tedesca.




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