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Dopo 30 anni, la "promessa" è stata mantenuta: il video

CUGNASCO-GERRADopo 30 anni, la "promessa" è stata mantenuta: il video

18.07.22 - 06:32
Paola Calzascia, 59 anni, ha coronato il suo sogno: ridare vita all'osteria centenaria del paese.
Foto di Davide Giordano
Paola Calzascia col figlio Michelangelo.
Paola Calzascia col figlio Michelangelo.
Dopo 30 anni, la "promessa" è stata mantenuta: il video
Paola Calzascia, 59 anni, ha coronato il suo sogno: ridare vita all'osteria centenaria del paese.
Lo storico locale sarà portato avanti dal figlio Michelangelo, gerente in formazione. La struttura diventerà anche un punto di riferimento per il turismo della regione.

CUGNASCO-GERRA - Come un cerchio che si chiude. Nonostante una marea di imprevisti e una pandemia di mezzo. Paola Calzascia, 59 anni, ce l'ha fatta. È riuscita a riaprire l'osteria centenaria del paese di Cugnasco (oggi Cugnasco-Gerra). Salvaguardando il più possibile quanto era antico e rivalutandolo in una chiave moderna. La storia è di quelle commoventi. Perché nasce da una specie di promessa fatta all'ultima gerente, la signora "Bertina", una trentina di anni fa. «Quando chiuse – racconta Paola con gli occhi lucidi – le dissi che se un giorno avessi avuto la possibilità, avrei ripreso in mano quel gioiello». 

La proposta – Già, una specie di promessa. Diventata realtà quando qualche anno fa le eredi della "Bertina" si sono fatte vive. Proponendo a Paola l'acquisto della vecchia struttura, nel frattempo ridotta in uno stato fatiscente. «Mi sono consultata a lungo con mio marito Marco e coi miei figli Michelangelo e Caterina. E a un certo punto ci siamo lanciati. Abbiamo aperto di recente. L'inaugurazione ufficiale però sarà solo a settembre». 

Vocazione turistica – Sarà Michelangelo, 31enne gerente in formazione, a portare avanti la struttura in futuro. Edificio che offre una decina di posti letto ed è un Bed&Breakfast. «Avremo una vocazione turistica – dice il giovane –. E il Cantone ci tiene giustamente a marcare presenza. Già in questi giorni si capisce come l'osteria sia apprezzata dalla gente del posto, ma anche dai turisti. Siamo orgogliosi».

Un percorso a ostacoli – Il sogno a un certo punto sembrava essersi trasformato in un incubo. "Se tutto va bene apriremo a primavera 2020". Così aveva raccontato Michelangelo nel 2019. Ma in quella maledetta primavera è arrivato il Covid a sconvolgere ogni piano. «A dire il vero già in precedenza avevamo riscontrato qualche problema tecnico. Sui cantieri può sempre capitare. È chiaro però che la pandemia ha rallentato completamente i lavori. Per due mesi l'edilizia si è fermata. Io ero da solo sul cantiere, ma non potevo andare avanti più di tanto perché mancava il materiale». 

Momenti di scoraggiamento – Poi un po' alla volta si è ripartiti. Ma a quel punto il mondo aveva a che fare non solo col contenimento del virus, ma anche con le difficoltà di rifornimento delle materie prime. Anche di quelle legate all'edilizia. «Non sono mancati i momenti di scoraggiamento – ricorda il 31enne –. La gente del posto ci invitava a tenere duro. È chiaro che in certi istanti c'era qualche dubbio: non si poteva neanche più vendere un caffè... In famiglia ci chiedevamo se questo investimento avrebbe avuto senso, se la gente sarebbe tornata al bar, a vivere una certa normalità». 

A testa bassa – Mamma e figlio però non hanno mai mollato. L'osteria si trova proprio sulla strada cantonale che collega Bellinzona a Locarno. E in molti durante i mesi pandemici avranno notato quel ragazzo che sgobbava come un matto a testa bassa. «Devo dire grazie a tutta la mia famiglia – sussurra Michelangelo –. Il desiderio di mamma Paola si è avverato. Anche papà Marco e mia sorella Caterina sono stati fantastici. Chiaramente non sono mancate le discussioni. Oggi però ci godiamo il frutto di tanti sacrifici». 

Come una volta – Ad aiutare Michelangelo in questa sfida c’è anche il gerente Mirco. «Io ho fatto la scuola di gerente – precisa il giovane –. Ma devo fare otto mesi di pratica. Avrei dovuto farli nel 2020, ma la pandemia mi ha fregato. Il Covid, unitamente ad altri inconvenienti, ha fatto dilatare i tempi. Ci dovevamo mettere un anno, ne sono serviti tre. Poco male. Ora siamo qui e ci crediamo». Lo stabile è dotato anche di un locale eventi, di una meravigliosa cantina, di un ampio terrazzo. «E poi ci metteremo tanti fiori. Tanto verde. Sarà bellissimo. Vogliamo che torni davvero a essere un punto di incontro, come accadeva una volta».  

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