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BIOGGIOSonia in sella dopo il dramma: «Adesso posso morire felice»

20.08.20 - 06:00
Carattere, coraggio e simpatia. Sonia Romelli è un esempio di come si affronta ogni giorno la vita.
Glamilla
Sonia Romelli torna a cavallo
Sonia Romelli torna a cavallo
Sonia in sella dopo il dramma: «Adesso posso morire felice»
Carattere, coraggio e simpatia. Sonia Romelli è un esempio di come si affronta ogni giorno la vita.
L'emozione della 62enne che è tornata a cavallo dopo l'incidente che nel 2013 l'aveva costretta per un anno in sedia a rotelle

BIOGGIO - Con l'ausilio di un deambulatore, Sonia Romelli (62 anni) percorre le strade del Luganese con il suo passo inconfondibile, segnato da un incidente a cavallo che nel 2013 l'aveva costretta per un anno sulla sedia a rotelle.

Quante ore percorre a piedi?
«Non le conto perché sono un po' lenta. Diciamo che ho dei giri abituali tra Agno, Bioggio, Breganzona e dintorni che arrivano fino a 12 km al giorno. Il movimento mi aiuta a sentirmi bene e dare un messaggio positivo al mio corpo, che nel 2013 era stato dichiarato invalido».

Come ha fatto a rimettersi in piedi dopo il terribile incidente?
«Non ho mai accettato la paralisi. La vita è così bella per arrendersi, bisogna cercare sempre una soluzione con il sorriso sulle labbra».

Per questo è molto amata, la fermano durante le sue lunghe passeggiate per due parole o un semplice saluto.
«Adoro il calore della gente e ringrazio tutti quegli amici che mi vogliono bene. Non sanno quanto mi hanno aiutata a vincere la mia battaglia».

Lei replica con simpatia e ottimismo alla reazione dei passanti. Dove trova tutta questa energia?
«Sono sempre stata fatalista, affronto la mia vita con uno spirito positivo, senza cadere nel vittimismo. Avrei voluto fare del volontariato e non è un caso che mi sia messa al servizio degli altri come laborantine, un lavoro che mi ha sempre appagata».

Ogni giorno affronta con coraggio situazioni di traffico delicate. Che idea si è fatta dei conducenti?
«Effettivamente devo fare molta attenzione. Percepisco un senso di stress e di impazienza, tutti corrono per la loro strada con il rischio che qualcosa possa succedere da un momento all'altro. Per fortuna mi sento protetta, mi riconoscono nel traffico grazie al mio gilet arancione e quasi sempre mi danno la precedenza».

I suoi familiari sono in apprensione?
«L'incidente a cavallo ha chiaramente segnato anche loro, mio marito Mario e mio figlio Nelson in particolare. I rischi ci sono ad affrontare ogni giorno la strada, ma i benefici per il mio fisico sono altrettanto importanti. Penso a mio nipotino Leonardo di 3 anni che sorride sempre».

La Leventina è la sua “patria” e il cognome Dolfini la riempie d'orgoglio.
«Mio padre Giorgio ha avuto cinque figlie ed era particolarmente legato a me perché ho fatto un maschio che a sua volta ha avuto Leonardo. Ai tempi si dava particolare importanza al primogenito, figuriamoci per un padre che aveva avuto solo femmine! Sono molto legata a lui e alla valle dell'hockey, sono una grande tifosa dell'Ambrì. Ancora oggi i miei idoli sono i Celio, Cipriano con suo figlio Manuele e suo nipote Nicola, oltre a Gardner, Domenichelli e Trudel».

Nonostante l'incidente, pure l'equitazione rimane nel suo cuore. Vero?
«Per sempre. Tornare in sella a sette anni dall'incidente è stata un'emozione indescrivibile e ringrazio Irene Joller, Regula Eberhard e Zita Joller per avermi concesso questa opportunità. “Dondi” è un cavallo pezzato che mi piace molto, dolce e tranquillo, mi ha trasmesso sicurezza. Un evento straordinario. Adesso posso morire felice».

 

Da Madre Teresa la forza per superare la paralisi
“Vali” era la sua cavallina vivace che montava ogni giorno. «Ancora oggi mi manca molto, sebbene mi renda conto che la separazione sia stata inevitabile», ammette Sonia a distanza di sette anni da quel terribile incidente che le ha cambiato la vita. Era l'aprile del 2013, sembrava una passeggiata come tutte le altre, «ma mi è scivolata sull'asfalto e io ci sono rimasta sotto...». Frattura multipla del cranio e lesione della colonna vertebrale. «I medici mi hanno detto che il mio destino sarebbe stato su una sedia a rotelle», precisa ancora Sonia. «Non l'ho mai accettato e dopo un anno sono tornata sulle mie gambe. Oggi cammino fino a 12 km al giorno per tenere in allenamento la muscolatura, mi sento energica e senza dubbio miracolata». La forza è arrivata da Maria Teresa di Calcutta, che Sonia Romelli ha incontrato personalmente nel 1997. «I suoi occhi vivi e profondi mi hanno illuminata, il suo messaggio è ancora oggi il mio credo: “Che Calcutta sia casa tua!”. Possiamo essere positivi ogni giorno in ogni parte del mondo».

 

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