
Il caso di Arturo Mellace - il sindacalista 60enne lasciato a casa nel 2019 dall'OSCT dopo 22 anni di lavoro - è ben lungi dall'essere risolto. Il Comitato a sostegno dell'uomo punta infatti nuovamente il dito contro la dirigenza del sindacato definendo «assurdo, antisociale e antisindacale» il suo atteggiamento. «La richiesta di sostegno finanziario - un piano sociale, ndr - avanzata per gettare le basi a un suo prepensionamento è stata rifiutata. Così come sono state snobbate le richieste sottoscritte da oltre duecento lavoratori (iscritti OCST) dalla stessa dirigenza che vorrebbe liquidare la vertenza versando solo tre e una cicca, peraltro pretendendo il silenzio stampa dal nostro Comitato e la non contestazione del licenziamento da parte dell’interessato».
Il Comitato a Sostegno di Mellace ha quindi deciso di riprendere «la lotta» al fine di mettere in luce «le incongruenze di una dirigenza sindacale, che in questo caso si è distinta per il suo atteggiamento d'inaudita chiusura, non riscontrabile neppure nei peggiori ambienti padronali».
Le spiegazioni del sindacato - Quando esplose il caso, OSCT aveva specificato che il licenziamento era avvenuto «con una disdetta ordinaria del rapporto di lavoro» e rispettando «i termini contrattuali e legali». Nel testo della raccolta firme, lanciata poco dopo si leggeva però altro: Mellace sarebbe infatti stato «lasciato a casa per avere contestato il suo capo diretto» il quale «pretendeva più produttività intesa come acquisizione di un maggior numero di lavoratori da iscrivere al sindacato».
ed ora "lancia in resta"....i $indacati non sono dunque immuni....anche al coronavirus...??