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I cacciatori: «Dalla Rsi risposte insoddisfacenti e nessuna scusa»

La Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI) ha deciso di inoltrare reclamo al Mediatore RSI contro la serie televisiva “Il Guardiacaccia”
I cacciatori: «Dalla Rsi risposte insoddisfacenti e nessuna scusa»
La Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI) ha deciso di inoltrare reclamo al Mediatore RSI contro la serie televisiva “Il Guardiacaccia”
LUGANO - La Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI) ha deciso di inoltrare reclamo al Mediatore RSI contro la serie televisiva “Il Guardiacaccia”, trasmessa su LA1 tra il 4 e l’8 dicembre 2017. La FCTI reputa infatti che la tras...

LUGANO - La Federazione dei cacciatori ticinesi (FCTI) ha deciso di inoltrare reclamo al Mediatore RSI contro la serie televisiva “Il Guardiacaccia”, trasmessa su LA1 tra il 4 e l’8 dicembre 2017.

La FCTI reputa infatti che la trasmissione «leda gravemente l’immagine del mondo venatorio cantonale», visto che è stata promossa come «ispirata a fatti veri, come rappresentativa del mondo della caccia e addirittura quale spunto di riflessione su sensibilità e opinioni diverse, travisando invece grossolanamente la realtà e veicolando un messaggio univoco, ovvero che caccia e bracconaggio siano sinonimi: una tesi sbagliata che la FCTI ovviamente non può accettare».

Il presidente della FCTI Fabio Regazzi aveva già a suo tempo scritto al direttore della RSI Maurizio Canetta. La risposta di quest’ultimo è stata però giudicata «del tutto insoddisfacente e non contiene nessuna valida ragione che possa giustificare la raffigurazione che ha presentato i cacciatori come biechi personaggi assetati di sangue e delinquenti privi di scrupoli e di etica, come è invece avvenuto nella trasmissione contestata».

Inoltre, Canetta nella sua risposta non ha presentato le scuse che invece la FCTI si aspettava. Di conseguenza il comitato di quest’ultima ha deciso all’unanimità di sottoporre la questione al Mediatore, secondo la procedura prevista dalla Legge federale sulla radiotelevisione (LRTV). «Un atto dovuto a tutela dell’immagine della categoria dei cacciatori ticinesi e di tutti coloro, e sono la stragrande maggioranza, che praticano l’arte venatoria con passione e coscienza e nel rispetto della legge e delle norme etiche vigenti», conclude il comunicato.

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