Il padre di Riccardo Donati critica l'operato della magistratura e dice "Liberate mio figlio"
LOCARNO - L'ingegner Franco Donati, padre di Riccardo Donati e marito di Marisa Donati, la donnna che la mattina del 27 maggio era stata vittima di una brutale aggressione sullargine di Verscio e che è tuttora ricoverata in ospedale, ha scritto una lettera inviata ai mass media, nella quale soleva dubbi e rimprovera la Procura del trattamento nei confronti di suo figlio Riccardo, principale indiziato. Ecco alcuni passaggi della lettera.
« La magistratura ha tempestivamente trovato un presunto colpevole: mio figlio Riccardo, arrestato il giorno stesso dalla Pp Bergomi. Durante questi 106 giorni sono stato sollecitato parecchie volte ma non ho mai voluto esprimermi, e mai avrei voluto. Ancor oggi mia moglie è allospedale e si sta lentamente riprendendo, mentre mio figlio è in carcere con laccusa daverla ridotta in fin di vita. È una situazione allucinante che ho voluto vivere nel silenzio, confidando nellequità della giustizia ticinese » .
« Un fatto sconcertante è per me rendermi conto di quanto questi pesino nella decisione della Pp Bergomi, del Giar Lardelli e della Camera dei ricorsi penali di voler mantenere un presunto innocente in carcere. La malattia di mio figlio non gli ha impedito di diventare medico. Un buon medico, a giudicare dalle centinaia di lettere di solidarietà e di sostegno che gli hanno scritto i suoi pazienti. Un medico che ha esercitato in tutta la Svizzera per ben 12 anni, senza mai dare adito a rimostranze di sorta » .
« Per me è sconcertante leggere la pochezza delle argomentazioni della procuratrice Bergomi, quando raccomanda alla Camera dei ricorsi penali di respingere il dettagliato e documentato ricorso contro la carcerazione di Riccardo, presentato dallavvocato Marco Broggini » . E sui particolari che potrebbero, sempre a suo modo di vedere, sconvolgere la costruzione dellaccusa non ha dubbi: « La Camera dei ricorsi penali motivando la decisione di tenere rinchiuso mio figlio ignora completamente la tempistica, sorvola sul Dna e fa astrazione dei risultati ottenuti dalle analisi della polizia scientifica. Tutti gli indizi che scagionano mio figlio sono sistematicamente ignorati nella decisione dei magistrati » .
«Ho quasi 71 anni ed è la prima volta che sono confrontato con la giustizia ticinese. Non credevo possibile che qui da noi dei magistrati potessero tranquillamente fare, contro ogni logica, quello che stanno facendo a Riccardo, a me ed alla mia famiglia» .




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