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«I dazi al 15% non sono una vittoria»

Tra soddisfazione e preoccupazione per l'economia svizzera, al Nazionale le discussioni sono state accese
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Fonte Ats
«I dazi al 15% non sono una vittoria»
Tra soddisfazione e preoccupazione per l'economia svizzera, al Nazionale le discussioni sono state accese

BERNA - Il Consiglio nazionale ha tenuto stamane un dibattito urgente sui dazi doganali statunitensi. L'accordo recentemente raggiunto con Washington fornisce all'economia elvetica una boccata d'ossigeno, ma rappresenta anche uno svantaggio, hanno sostenuto quasi tutti i partiti.

Il ministro dell'economia Guy Parmelin si è detto molto soddisfatto dell'intesa, valida dal 14 novembre, che impone alla Svizzera dazi supplementari del 15% (come all'Unione europea) invece del 39%. «È nell'interesse della nostra economia mantenere relazioni stabili e costruttive con il nostro più grande mercato al di fuori dell'UE», ha aggiunto.

«Il 15% è meglio del 39%, ma non è una vittoria», ha da parte sua rilevato Olivier Feller (PLR/VD). «È una limitazione dei danni, non una soluzione a lungo termine», ha rincarato la dose Corina Gredig (PVL/ZH).

I Verdi si sono detti preoccupati per l'impatto che i massicci investimenti promessi avranno sulla piazza economica svizzera. «A che prezzo compriamo questa riduzione?», ha per esempio chiesto Aline Trede (Verdi/BE). I 200 miliardi di franchi che saranno investiti negli Stati Uniti non lo saranno in Svizzera, ha aggiunto, temendo conseguenze sui posti di lavoro.

Parmelin ha ricordato che gli investimenti sono di esclusiva competenza delle imprese: «La Confederazione non investe», ha puntualizzato, aggiungendo che gli investimenti erano già previsti prima della dichiarazione d'intenti congiunta.

Il Centro e il PLR hanno chiesto che gli interessi dell'economia svizzera siano presi in considerazione «con la massima attenzione». I negoziati sull'accordo non sono ancora iniziati, ha ricordato Parmelin, «quindi non è possibile fornire dettagli sul loro contenuto o sugli adattamenti al diritto nazionale».

L'investimento delle piattaforme di streaming - 4% del loro fatturato - non fa parte dell'accordo. Questo obbligo a favore del cinema svizzero viene mantenuto, ha assicurato il ministro. Il mandato negoziale è stato sottoposto alle Commissioni di politica estera, che lo hanno sostenuto, e alla Conferenza dei direttori cantonali.

Diversi oratori hanno ribadito che l'obiettivo principale della Svizzera deve essere il rafforzamento dell'industria elvetica. Cedric Wermuth (PS/AG) ha affermato che la strategia dichiarata degli Stati Uniti è distruggere l'unità dell'Europa.

Parmelin ha assicurato che l'accordo con gli Stati Uniti non significa che la politica estera elvetica sarà incentrata sul Paese dello Zio Sam: «Dobbiamo mantenere relazioni forti con tutti i nostri partner», e ha concluso.

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