Quelle carte di credito svizzere (rubate) in vendita nel Dark web, per meno di 10 franchi

Nelle profondità della Rete si può trovare ogni tipo di merce rubata, tra cui molte carte di pagamento
BERNA - Nel Dark web non si trovano solo droga, armi e opere d’arte provenienti da famosi musei francesi: anche le informazioni di carte di credito rubate e di altri strumenti di pagamento sono disponibili. Raramente si tratta solo dei numeri delle carte: nelle offerte si trovano spesso anche nomi, indirizzi, indirizzi e-mail e altre informazioni che permettono ai criminali di aggirare le procedure di verifica e di spacciarsi per i veri titolari delle carte, come conferma il provider NordVPN. In questo modo i criminali possono pagare su Internet o prelevare denaro, derubando i reali titolari delle carte di ingenti somme.
Le carte svizzere? Tra le più costose - Si trovano anche numerosi dati di carte svizzere, secondo quanto riferisce l’azienda in uno studio. Questi dati costano in media 11,96 dollari statunitensi, ovvero circa 9,50 franchi. Sono quindi tra i più costosi in Europa. A livello europeo, il prezzo medio per la maggior parte delle carte si attesta intorno a otto dollari. I criminali chiedono somme anche più alte per i dati di carte provenienti da altri Paesi. Le offerte più costose provengono dal Giappone e si aggirano intorno a 23 dollari. Le carte del Kazakistan, di Guam e del Mozambico costano circa 16 dollari ciascuna. «Circa l’87% delle carte analizzate era ancora valida per oltre dodici mesi e questo le rende particolarmente attraenti per la rivendita da parte dei criminali», spiega Adrianus Warmenhoven, esperto di cybersicurezza presso NordVPN.
Così i criminali monetizzano i dati - I prezzi nel Dark web sono determinati principalmente dall’offerta e dalla domanda. I criminali pagano di più per le carte provenienti da Paesi dove l’offerta è scarsa e la lotta alle frodi particolarmente efficace. «Anche la competenza delle forze dell’ordine e la stabilità politica di un Paese influenzano il rischio, e quindi il prezzo», afferma Warmenhoven.
Se da un lato i criminali fanno affari con il furto e la vendita di milioni di dati di carte rubate, il vero guadagno arriva solo dopo la vendita – nella cosiddetta fase di cash-out, nota anche come carding. Funziona come una catena di distribuzione industriale: diversi attori assumono compiti diversi. Gli "harvester" procurano o rubano i dati, i "validatori" fanno verificare migliaia di carte all’ora tramite bot, e i "cash-outers" trasformano le carte verificate in codici per buoni, beni, criptovalute o contanti.



