«Il cyberbullismo deve essere inserito nel Codice penale e va punito»

Il Consiglio nazionale boccia l’archiviazione: l'odio online verso il Codice penale.
BERNA - Il cyberbullismo deve essere inserito nel Codice penale. Contro il parere della sua commissione, oggi il Consiglio nazionale ha respinto - con 117 voti contro 68 e 9 astenuti - l'archiviazione di un'iniziativa parlamentare socialista in tal senso.
Nella sua iniziativa, accolta da entrambe le Camere, la consigliera nazionale Gabriela Suter (PS/AG) desidera rendere punibili gli atti ripetuti volti a insultare, minacciare, ridicolizzare o molestare una persona. Chiede un inasprimento della pena se l'autore rende pubblica - tramite i canali di comunicazione digitali, quali ad esempio email, siti web, forum, chat, social media e simili - la denigrazione.
La scorsa estate, la Commissione degli affari giuridici del Nazionale aveva deciso di rinunciare a questo progetto. Secondo la maggioranza commissionale, non è necessario introdurre una nuova norma, poiché il diritto vigente copre già in modo esaustivo il cyberbullismo.
Ma tale argomentazione non ha convinto il plenum che oggi ha deciso di prorogare di due anni il termine per trattare l'iniziativa.
Rendere giustizia
Un nuovo reato penale consentirebbe di rendere giustizia alla natura del cyberbullismo, ha sostenuto con successo Benoît Gaillard (PS/VD) a nome della minoranza della commissione. A suo avviso, è infatti determinante il moltiplicarsi di atti individuali che, presi singolarmente, non raggiungono la soglia di punibilità.
Il Parlamento si era già pronunciato a favore della creazione di un reato penale contro lo stalking durante la sessione estiva con gli stessi argomenti.
Proseguono inoltre i lavori volti a introdurre una norma penale sul cybergrooming, ossia quando gli adulti instaurano in modo mirato un rapporto di fiducia con i minori tramite Internet e cercano, con mezzi manipolatori, di avere con loro conversazioni a carattere sessuale o di coinvolgerli in atti sessuali.
A metà settembre, l'associazione senza scopo di lucro NextGen4Impact ha presentato al Consiglio federale una petizione firmata da 600'000 persone che chiede che le piattaforme dei social network non siano più accessibili ai bambini e agli adolescenti di età inferiore ai 16 anni. L'obiettivo è proteggerli dalla dipendenza, dal cyberbullismo e dalla manipolazione commerciale.
Nel febbraio scorso, il Governo aveva annunciato l'intenzione di esaminare in un rapporto l'opportunità di vietare o limitare l'accesso ai social network ai minori di 16 anni.



