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SVIZZERA

Via dai musei tutto quello che "luccica"

Dopo il furto a Vidy, sono state messe in atto misure di sicurezza particolari in diverse realtà museali.
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Fonte Le Temps
Via dai musei tutto quello che "luccica"
Dopo il furto a Vidy, sono state messe in atto misure di sicurezza particolari in diverse realtà museali.

LOSANNA - Sgomento nell’ambiente museale vodese. Durante un attacco rapido e brutale, diverse decine di monete d’oro risalenti all’epoca romana sono state rubate al Museo romano di Vidy (MRV), a Losanna. A un mese dal clamoroso furto al Louvre e a due mesi dal colpo alle pepite d’oro del Museo di storia naturale di Parigi, questo nuovo episodio mette in luce importanti sfide per i musei e gli investigatori.

Il bottino - Il bottino sottratto martedì è costituito da un insieme di monete d’oro romane noto come il “tesoro di Vidy”, uno dei più ricchi d’Europa. Sepolto intorno al 150 d.C., fu scoperto negli anni Trenta sul sito dell’antica Lousonna. Diversi esperti lo definiscono un ritrovamento unico ed eccezionale, che illumina l’instabilità dell’epoca e il timore che spinsero il suo ricco proprietario a nascondere le proprie ricchezze sottoterra.

Bocche cucite - Secondo Le Temps, nel cantone, le bocche restano cucite per via dell’inchiesta in corso. Il Ministero pubblico non fornisce informazioni nemmeno sulle misure adottate, per non ostacolare le indagini. Anche il mondo museale procede con cautela: nel 2023, ad esempio, il Museo storico di Losanna aveva rinunciato a esporre il documento originale del Trattato di Losanna – che sancisce gli attuali confini della Turchia – a causa delle difficoltà nel garantirne un’adeguata protezione, in quel caso soprattutto contro possibili danneggiamenti.

I precedenti - Le recenti azioni spettacolari hanno però fatto emergere timori di più ampio respiro. Il Museo svizzero dell’orologeria a Ginevra o la Fondazione Neumann a Gingins (VD) furono costretti a chiudere all’inizio degli anni Duemila dopo furti importanti.

I pezzi ritirati - Conseguenze sono comunque attese per i visitatori, che potrebbero non avere più accesso ad alcuni reperti. Diversi musei hanno già ritirato oggetti preziosi dalle vetrine o stanno valutando di farlo, nell’attesa di sostituirli con copie, riproduzioni 3D o rafforzare le misure di sicurezza. Le protezioni in vigore a Vidy, secondo gli esperti, non sembrano comunque inadeguate, anche se «si può sempre migliorare», ci confida uno di loro.

Che fine faranno le monete rubate? - La domanda che tutti si pongono riguarda il destino delle monete romane scomparse. Se venissero fuse, la perdita per il patrimonio sarebbe inestimabile, avvertono gli esperti. Il loro valore come semplice metallo, inoltre, resta nettamente inferiore a quello di mercato. Quest’ultimo, peraltro, è inaccessibile: i severi controlli, online e presso qualsiasi rivenditore ufficiale, rendono impossibile la vendita legale di oggetti di questo tipo, spiega un numismatico.

Le piste - Resta plausibile la pista dei collezionisti privati, committenti o meno del furto. Vengono citati mercati meno scrupolosi in alcuni Paesi asiatici o ricchi acquirenti disposti a tutto pur di possedere oggetti rari. Esiste quindi la speranza che i pezzi riemergano, anche dopo molti anni, come accaduto per due antichità della dinastia Ming rubate alla Fondazione Baur di Ginevra nel 2019, recuperate durante il processo.

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