Dazi: il “miracolo” dei 200 miliardi promessi dalla Svizzera

Dalle aziende farmaceutiche ai mega-porti: ecco cosa c’è dietro al maxi-accordo con Washington.
BERNA/WASHINGTON - Le maxi-promesse d’investimento con cui la Svizzera è riuscita a convincere Trump ad abbattere i pesanti dazi americani non sarebbero affatto un bluff.
Porti, oleodotti, impianti energetici, aziende farmaceutiche: è lunga la lista di progetti che diversi gruppi elvetici intendono realizzare negli Stati Uniti nei prossimi anni. E il totale degli investimenti previsti ammonta a circa 200 miliardi di dollari.
A garantirlo - riporta oggi il Tages Anzeiger - è Rahul Sahgal, CEO della Camera di commercio svizzero-americana, protagonista delle trattative con Washington. «Non è una cifra inventata», assicura. Più aumentavano le tensioni con gli USA, più aziende segnalavano nuovi investimenti.
Tra i primi a esporsi ci sono stati Roche e Novartis, pronti a investire somme a due cifre (parliamo di miliardi) per costruire siti produttivi negli Stati Uniti. Una strategia che mira anche a disinnescare le pressioni di Donald Trump sui prezzi dei farmaci. Con le nuove fabbriche, quasi tutta la produzione destinata al mercato statunitense avverrà direttamente sul suolo americano.
Meno nota al grande pubblico, ma molto influente, è la Partners Group di Alfred Gantner, anch’egli coinvolto nei colloqui con Trump. Il gruppo, che gestisce ingenti investimenti di private equity negli USA, potrebbe contribuire per oltre 20 miliardi, grazie a operazioni nei settori energetico, "pipeline" e quello delle reti di distribuzione. Solo nel comparto energia, la società ha annunciato nuovi investimenti per 6 miliardi di dollari.
Altrettanto imponente è il ruolo della MSC, gigante marittimo con progetti di terminal da Miami alla Louisiana. Il più rilevante è l’accordo miliardario – ancora in sospeso – per rilevare insieme a BlackRock una vasta rete internazionale di porti di CK Hutchison, compresi quelli strategici collegati alle rotte verso gli USA. Se concretizzato, genererebbe investimenti potenzialmente superiori ai 20 miliardi.
Nel mosaico figura anche Mercuria, trader energetico svizzero molto attivo nel settore del gas ed elettricità negli Stati Uniti. Attraverso la partnership con TechMet, investe nel riciclo di batterie al litio e nella cattura della CO₂, con piani d’investimento di diversi miliardi.
Resta infine il nodo del disavanzo commerciale: la Svizzera dovrà ridurre entro due anni un surplus di 39 miliardi. Secondo Sahgal ciò sarà possibile soprattutto grazie ai cambiamenti nella produzione farmaceutica e nel commercio dell’oro. Nel 2024, il solo surplus farmaceutico verso gli USA era di 16,4 miliardi: con il trasferimento produttivo di Roche, metà del problema sarebbe già risolto.
Un altro tassello chiave sono gli ordini di Boeing effettuati dal gruppo Lufthansa/Swiss, che in futuro verranno contabilizzati in Svizzera. Tra Boeing 777, Dreamliner e 737 MAX si parla di un valore complessivo di decine di miliardi: un contributo rilevante sia agli investimenti riconosciuti dagli USA sia alla riduzione del deficit commerciale.




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