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ZUGO«Dove nascondere un cadavere?», le ricerche Google lo tradiscono

12.04.24 - 21:33
La cronologia di un 42enne, accusato di tentato omicidio per un'aggressione avvenuta a settembre 2023, complica la sua difesa.
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Fonte 20Minuten/Blick
«Dove nascondere un cadavere?», le ricerche Google lo tradiscono
La cronologia di un 42enne, accusato di tentato omicidio per un'aggressione avvenuta a settembre 2023, complica la sua difesa.

ZUGO - I fatti risalgono a settembre del 2023, quando un 42enne di Zugo aggredì un suo amico con un martello e un coltello. Il motivo? Il sospetto di una relazione extraconiugale con la moglie. La vittima, che ha riportato gravi ferite da taglio e un trauma cranico che ha richiesto un intervento chirurgico, è sopravvissuta. L’aggressore invece è stato arrestato e si trova, ancora oggi, in custodia cautelare.

La procura di Zugo nel frattempo ha aperto un procedimento penale per tentato omicidio. Un’accusa che il 42enne ha sempre respinto con forza. Eppure nuovi elementi, rivelati oggi dalla Zuger Zeitung, sembrano inchiodare l’uomo. Secondo quanto spiegato dal quotidiano di Zugo la polizia avrebbe perquisito la cronologia dello smartphone dell’aggressore rivelando le sue intenzioni omicide. «Come posso eliminare il mio numero?», «È un reato far sparire il cadavere?», «Dove nascondere un cadavere?», «Puzza di cadaveri attraverso il cemento». Sono solo alcune delle ricerche dell’uomo nei giorni che hanno preceduto l'aggressione.

Ma non solo. L’uomo avrebbe contattato una ditta per scavare una fossa vicino al luogo dell’aggressione. L’autorità d'appello di Zugo ha descritto il piano dell’imputato, citando il parere degli esperti, ingenuo e contraddittorio. Eppure secondo i giudici la cronologia del cellulare sequestrato mostra che il suo risentimento era cresciuto a tal punto che quella notte di settembre era intenzionato a uccidere. 

A difesa del 42enne si è schierato anche il padre. «Non voleva ucciderlo», ha spiegato in una lunga intervista al Blick. Il padre non ha ancora potuto visitare il figlio in prigione, ma ha continui contatti tramite il suo avvocato. «Mio figlio e la vittima in realtà erano amici. Mi ha detto che non avrebbe mai voluto ferirlo e che gli dispiace».

Malgrado le rivelazioni emerse dalla stampa d'oltralpe, sul caso vige il massimo riserbo. Insomma, bocche cucite. Frank Kleiner, ufficiale della polizia cantonale di Zugo, non ha risposto alle domande del Blick. «Possiamo assicurare che il caso ha la massima priorità. Non possiamo però compromettere l'indagine».

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