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SVIZZERA

«La Svizzera è la mia seconda casa. Non voglio andare in guerra»

L'Ucraina invita gli uomini fuggiti all'estero a prendere le armi. Per M., da sette mesi in Svizzera, è impensabile.
20min/Matthias Spicher
Fonte 20Minuten/MAM
«La Svizzera è la mia seconda casa. Non voglio andare in guerra»
L'Ucraina invita gli uomini fuggiti all'estero a prendere le armi. Per M., da sette mesi in Svizzera, è impensabile.
BERNA - L’Ucraina è a corto di soldati. Il Paese è alla disperata ricerca di un maggiore sostegno nella lotta contro l’invasione russa, al punto da arrivare a chiamare alle armi gli uomini che oggi vivono all’estero, invitandoli a combattere ...

BERNA - L’Ucraina è a corto di soldati. Il Paese è alla disperata ricerca di un maggiore sostegno nella lotta contro l’invasione russa, al punto da arrivare a chiamare alle armi gli uomini che oggi vivono all’estero, invitandoli a combattere per il loro paese d’origine. Anche Illya Zaikin, soldato in prima linea di stanza nell’Ucraina orientale, sostiene la chiamata. Intervistato da 20 Minuten ha dichiarato: «Prestare servizio non dovrebbe essere una questione di volontà. Abbiamo una certa responsabilità verso la nostra patria». Ma non tutti sono ovviamente disposti a indossare la divisa e rischiare la vita.

M.* è fuggito da Kiev sette mesi fa. Ha trovato asilo in Svizzera e poco dopo lo ha raggiunto la sua compagna 25enne. I due, oggi, vivono a Berna. Come ha raccontato, sono molto grati per l’opportunità offertagli così come per il grande sostegno e l'empatia ricevuti. L'avvocato 29enne non sembra avere alcuna intenzione di tornare nel suo paese. Le immagini dei notiziari e la cronaca quotidiana rafforzano questa convinzione. «Non riesco nemmeno più a riconoscere i miei posti preferiti, come potrei pensare di tornare lì».

Insomma, per l'ucraino è di difficile attuazione la richiesta del Ministero della Difesa. «Non puoi costringere le persone ad andare in guerra se non lo vogliono. Molti non sono tagliati per il servizio militare». Secondo M., obbligare gli uomini che vivono all'estero non è fattibile nemmeno da un punto di vista puramente giuridico. Secondo lui ci sono già abbastanza volontari che hanno accettato di prestare servizio. L'avvocato è ben consapevole della responsabilità di dover servire il suo Paese, ma ritiene si possa fare anche senza dovere indossare una divisa militare. Con le sue conoscenze ed esperienze, infatti, ritiene di poter essere maggiormente d'aiuto restando in Svizzera.

«È stata una decisione molto difficile per noi lasciare le nostre famiglie, le nostre vite, la nostra casa. Ma non c’era altro modo». M. ora lavora per un'organizzazione che si occupa di rifugiati, la sua ragazza invece ha trovato impiego in un bar. Il lavoro ha aiutato entrambi ad ambientarsi. A M. piace trascorrere il suo tempo libero al cinema, passeggiando per la città o con gli amici. «Apprezzo molto la vita tranquilla e mi sento sicuro e protetto in Svizzera. È diventata la mia seconda casa».

*nome noto alla redazione

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