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TENNISDanni in casa, fidanzato, odio e amore (per il tennis) e una risata contagiosa: ecco la vera Timea

03.11.16 - 07:01
Disponibile, divertente e divertita, la Bacsinskzy si è confidata con noi: «A fine carriera toccherà solo a me, davanti allo specchio, reputarmi soddisfatta o meno di quanto combinato»
Danni in casa, fidanzato, odio e amore (per il tennis) e una risata contagiosa: ecco la vera Timea
Disponibile, divertente e divertita, la Bacsinskzy si è confidata con noi: «A fine carriera toccherà solo a me, davanti allo specchio, reputarmi soddisfatta o meno di quanto combinato»
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LOSANNA - Un talento sconfinato ma una storia turbolenta, un avvio bruciante ma una crescita altalenante, un infortunio devastante ma una determinazione feroce. Tutto ciò ha fin qui caratterizzato la carriera, la vita, di Timea Bacsinszky, ovvero di quella che, classifica WTA alla mano, è la miglior tennista svizzera.

Le vittorie, da “sotto età”, del prestigioso “le Petit As” di Tarbes; le liti, l'odio e la chiusura con il padre/padrone; il guaio al piede sinistro (rottura del primo e del secondo metatarso oltre che del legamento dell’avampiede) per il quale sono state necessarie tre operazioni; l'addio e il ritorno nel circuito; gli ottimi risultati dell'ultimo biennio: la losannese ha vissuto gli ultimi quindici anni sulle montagne russe. Ha sofferto, vinto, pianto e lottato. Si è, con le unghie e con i denti, riguadagnata un posto di rilievo tra le big di racchetta e pallina.

Nonostante tutto questo, nonostante le sue incredibili doti e la sua incredibile storia, quel che più di lei ci ha sorpreso non c'entra nulla con campi e reti. È una caratteristica ancor più importante: la sua sincera, fantastica, contagiosa risata.

È con quella che abbiamo cominciato e terminato una lunga intervista, una delle pochissime concesse dalla losannese in questi ultimi giorni di stagione. È con quella che Timea, indaffaratissima a risolvere tutti i guai che vive da persona “normale”, ci ha raccontato la sua ultima disavventura:

«Tennis a parte, sono un po' presa perché ho scoperto che il riscaldamento del mio appartamento di Losanna, acquistato solo un anno fa e rifatto con grande impegno, pare avere un problema. L'inquilino del piano di sotto vede infatti umidità sul soffitto e quindi si deve intervenire. Non è colpa nostra, mia e del mio fidanzato, ma comunque tutto il pavimento dovrà essere tolto per intervenire. Dovremo spostare tutti i mobili, dovremo stare fuori casa per settimane, dovremo poi ricominciare a sistemarlo...».

Una seccatura enorme...

«Ci siamo detti ridendo: era già nuovo, lo risistemeremo ancor meglio di come avevamo fatto. Il problema, piuttosto, sarà andare a stare a casa dei genitori finché tutto non sarà sistemato. Non so se li sopporteremo».

E qui è arrivata la prima fragorosa risata di Timea, riuscita in pochissimi secondi a trasformare un'intervista, facendola sembrare solo una chiacchierata tra amici. Ma il lavoro, si sa, è lavoro, e quindi non si è potuto non tentare di riportare le parole sul tennis. Di imbastire qualche domanda seria.

Dal 2013 in avanti la tua vita è cambiata, è tornata tenniscentrica. Da allora a oggi hai fatto tutto quello che avevi progettato?

«Dopo i guai avuti, dopo aver deciso, nel 2013, di mollare tutto e di iscrivermi a una scuola alberghiera a Ginevra e di partecipare a uno stage allo Chalet Roy Alp a Villars-sur-Ollon, le mie aspettative nel tennis sono cambiate. Quando sono tornata, nel 2015, avevo due obiettivi: divertirmi e capire se c’era la possibilità di migliorare il mio best ranking nella classifica WTA, il 37esimo posto».

Ci sei riuscita: sei arrivata a essere numero 9 e ti appresti a chiudere la seconda stagione consecutiva come Top-20.

«Da quando ho ripreso ho vissuto anni incredibili. Sono molto migliorata sotto tutti i punti di vista anche se so che devo impegnarmi molto per crescere ulteriormente».

Per arrivare dove? Serena Williams è vecchia, nei prossimi anni la vetta del ranking potrebbe perdere una protagonista...

«Non mi pongo limiti ma, davvero, non vivo neppure con stress le aspettative. Sinceramente non mi interessa molto quel che pensano gli altri di me, fin dove credono che io possa arrivare. A fine carriera toccherà solo a me, davanti allo specchio, reputarmi soddisfatta o meno di quanto combinato. So che questo non è stato il mio ultimo anno e neppure il prossimo lo sarà. Ho tempo per provare ad arrivare in alto. Ho tempo per continuare a divertirmi. Perché è questo, se così si può definire, il segreto: divertirsi. La vita è già abbastanza dura e difficile, non ha senso impegnarsi in qualcosa che non ci regali soddisfazioni, che non ci faccia stare bene. E io, ora, sul campo da tennis sto bene. Per quanto riguarda Serena... io aspetterei a darla per finita. Non so come faccia, non so dove trovi tutte quelle energie, ma è davvero eccezionale. Se mi dite dove devo firmare per essere come lei a 35 anni, per essere numero 2 al mondo, lo faccio subito. Forse è la competizione a renderla così. La stessa che ha giovato tantissimo a Stan e Roger, i quali probabilmente l'uno senza l'altro non sarebbero ora a quei livelli. La stessa che, come spero e le auguro, se Belinda (Bencic, ndr) crescerà, potrebbe spingere anche me».

L'anno passato, in un'intervista, Wawrinka ci ha sorpresi dicendo di sentirsi giovanissimo e di pensare di avere 5-6 anni di carriera davanti a sé. Da allora ha vinto altri due Slam, un Montecarlo...

«Io sinceramente non so come mi sentirò in futuro. Per il momento, nonostante il tanto tennis masticato da piccola e il rientro negli ultimi due anni, sto benissimo. Penso in fondo che essermi fermata per due anni mi abbia aiutata. Ho svuotato la mente, ho riposato il corpo, ho fatto altre esperienze, non ho avuto stress... Sono come un'auto che, seppur di qualche anno, ha in realtà percorso pochissimi km. Penso che qualcosa del genere sia capitato a Flavia (Pennetta, ndr): si è infortunata, ha penato per il suo polso, ed è stata costretta a fermarsi. Quando però è tornata aveva un'energia fantastica. Un'energia che l'ha addirittura portata a vincere gli US Open. Credo che non sia giusto guardare troppo in là. Quando non mi divertirò più, mi dirò: “È stato bello”, saluterò tutti e me ne andrò».

Nel frattempo la tua avventura ti ha però portato a vivere l'esperienza di un'Olimpiade.

«Un'avventura pazzesca. È durata due settimane - cominciando malissimo con la mia eliminazione nel singolare - ma avrei voluto potesse continuare per un anno. E questo per le sensazioni provate».

Se chiudi gli occhi e pensi a Rio qual è il primo pensiero che ti torna in mente?

«A quanto sia incredibile il Villaggio Olimpico. È un posto fantastico, carico di energia. Sei lì e pensi che attorno a te ci sono solo i migliori al mondo nelle rispettive specialità. E poi che ci sono i migliori dottori, i migliori fisioterapisti. Altro aspetto eccezionale è che per un po', e questo lo sai, lo senti, lo vivi, il mondo si ferma. Non ci sono guerre che tengano. Senti rispetto, pace e gioia. E c'è grande felicità nell'incrociare i tuoi colleghi».

I tennisti?

«Esatto. Al Villaggio Olimpico era tutto un: “Ehi, ciao, fantastico...”, discorsi del genere. Mentre se le stesse persone le vedi durante i tornei, nel circuito... beh il rapporto cambia. C'è più gelosia. Ecco, la gelosia, quella a Rio non l'ho minimamente percepita. A Casa Svizzera, davvero, ho visto grande felicità per la medaglia che io e Martina abbiamo conquistato».

Esiste una Timea pre e post Brasile? O meglio, dopo il torneo a cinque cerchi la tua vita è cambiata?

«A dire il vero non lo so. Nel senso che non ho ancora veramente realizzato quanto combinato. Sapete... la stagione non si è fermata e così non ho avuto il tempo per festeggiare quell'impresa. Non ho avuto il tempo di “organizzarmi”. Così, su due piedi, posso ammettere che quella medaglia mi ha regalato molta più popolarità. Soprattutto a Losanna».

Ora non puoi più camminare per strada?

«Non sono a quei livelli – ha aggiunto ridendo Timea – ma mi accorgo di essere osservata quando magari sto comprando il pane o l'insalata al supermercato. Vedo che il tifoso si gira quando mi incrocia, guarda che auto ho o dove faccio shopping. Tutto ciò non è comunque un peso: capisco di essere diventata un personaggio pubblico, devo solo abituarmi a questa novità».

Quando pensi a un torneo, quanto peso ha la location nella tua scelta di parteciparei e nell'impegno che ci metti?

«Ogni tennista ha i suoi tornei preferiti ma, insomma, non si può troppo fare le schizzinose, non si può impostare il proprio programma in base ai gusti. Questo perché se non ti impegni ovunque, su qualsiasi campo, non hai possibilità di crescere. Se non affronti al massimo delle tue potenzialità anche i primissimi turni delle kermesse meno importanti, non hai possibilità di fare strada nei Masters1000 o negli Slam. Almeno per me è così: devo sempre dare tutto. E poi, in fondo, io sono sul campo per lavoro, non per fare una gita nelle città: in vacanza vado a fine anno. Vi do una prova di quanto sto dicendo: la scorsa stagione ho vinto ad Acapulco, che è un posto incredibile; quest'anno non sono tornata. Questo perché dopo il mio infortunio al ginocchio ho ritenuto più intelligente disegnare un altro programma e concentrarmi su Dubai e Doha».

Hai odiato, amato, sopportato, ripudiato il tennis ma, in fondo, lo sport è lo sport. Ti piace anche altro oltre alla racchetta?

«Mi è sempre piaciuto rimanere in movimento. E poi io adoro la competizione, in qualsiasi disciplina. Non sono però una tifosa di qualcuno o di qualche squadra, il fanatismo non mi piace e, comunque, lo sport preferisco farlo piuttosto che guardarlo. Detto ciò, devo avere una preparazione e una cura per il mio fisico... intelligenti. Non posso permettermi di rischiare. Per questo, per esempio, pur amando lo snowboard – ed essendo anche brava – non ho la possibiltà di praticarlo. Mi piace la pesca, questo sì, l'ho scoperta da poco. Ma non so se si può definire sport».

Tra una battuta e l'altra abbiamo poi convinto la losannese a fare un giochino: qualche luogo buttato lì (non proprio) a caso e lei costretta a dirci il primo pensiero che le passava per la mente.

Losanna.

«È casa. Semplicemente. Per me è la città più bella del mondo. La amo».

Lussemburgo.

«Il primo titolo colto nel circuito WTA (nel 2009, ndr)».

Parigi.

«Roland Garros. E la semifinale del 2015».

Con la sconfitta da Serena Williams. Ma fu positivo o un'occasione persa?

«Fu assolutamente, certamente, fantastico».

Londra.

«Dovrei dire Wimbledon? No.In inghilterra ci sono molte cose divertenti». Ha sottolineato Timea con una grassa risata.

Lugano.

«Fed Cup (del 2011, ndr)».

Zurigo.

«Schwiizerdütsch, lingua che sto provando a imparare. Quella del mio fidanzato. Anche se forse con lui dovrebbe venirmi in mente Berna, visto che è di quella città. Sapete altrimenti quante litigate?».

Ancora il tuo lui... È a Berna che, “da grandi” andrete a vivere?

«Ma siete matti? Sarebbe un sogno stare nel Lavaux, vicino a Losanna. Io sono cresciuta da quelle parti. È un posto magnifico, magico, con le colline, la vista lago e i vigneti. Io non bevo vino ma sarei orgogliosa di poter vivere in quei luoghi, dichiarati dall'UNESCO patrimonio mondiale dell'umanità».

Il tuo fidanzato sa di questo progetto?

«Sì, ne è al corrente. Ma in fondo alla fine deciderò io».

Come ogni donna, insomma. Ma nel tuo futuro, oltre ai vigneti e alla vista lago, ci sarà anche spazio per una famiglia?

«Dei bimbi? Sarebbe fantastico, davvero. Però non è ancora il momento. E non per la carriera: sono giovane, ci sarà tempo per pensarci».

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