Così il clima non si salva e la Svizzera si indebolisce

Sara Demir, Deputata al Gran Consiglio (il Centro/TI)
Il 30 novembre voteremo su un’iniziativa che propone un’imposta federale del 50% su eredità e donazioni oltre i 50 milioni di franchi.
Dietro il titolo “Per una politica climatica sociale finanziata in modo fiscalmente equo” si nasconde una misura estrema che rischia di danneggiare l’economia senza salvare il clima.
Secondo i promotori, la tassa dovrebbe portare 6 miliardi di franchi all’anno per la transizione ecologica.Le analisi più realistiche parlano di entrate tra 100 e 650 milioni, mentre Cantoni e Comuni rischiano di perdere fino a 3 miliardi.
In pratica, si raccoglierebbe poco e si perderebbe molto.
Il rischio non è teorico: da quando l’iniziativa è stata dichiarata riuscita, diversi contribuenti facoltosi hanno già lasciato la Svizzera o rinunciato a trasferirsi qui.
Non si tratta solo di “super-ricchi”: anche imprese familiari solide rischiano di dover vendere o ridimensionarsi per far fronte alla tassa, con conseguenze su posti di lavoro e investimenti.E a differenza di altri sistemi, il testo non prevede eccezioni nemmeno per donazioni benefiche o passaggi tra familiari.
Il risultato sarebbe meno competitività, meno investimenti e meno fiducia nella Svizzera come piazza economica e giuridica, tutto per un gettito incerto.
I sostenitori del SÌ sostengono che l’iniziativa colpirebbe solo una piccola minoranza di “super-ricchi”.Ma la realtà è diversa: molte di queste ricchezze appartengono a imprese familiari che danno lavoro a migliaia di persone.Colpire il capitale produttivo significa colpire anche chi lavora ogni giorno in quelle aziende.
Si sostiene che i proventi della tassa servirebbero al clima, ma al momento non sono ancora definiti i dettagli su come saranno eeffettivamente utilizzati e controllati. I fondi confluiranno in un fondo federale, e non c'è ancora certezza su come verranno distribuiti.
Difendere il clima è fondamentale, ma non con una tassa punitiva.Ci sono alternative più concrete e sostenibili.
Basta guardare al Ticino: sempre più aziende scelgono volontariamente di redigere un rapporto di sostenibilità e di investire in progetti ambientali.Il cambiamento può partire dall’iniziativa privata, senza nuove tasse.
Meglio introdurre incentivi fiscali per chi investe in tecnologie pulite, energie rinnovabili e progetti di efficienza energetica.Serve ottimizzare la spesa pubblica, eliminare sprechi e destinare le risorse a progetti ad alto impatto.
La Svizzera può sostenere la ricerca e le start-up nel campo dell’energia pulita e della mobilità sostenibile, creando nuovi posti di lavoro qualificati.E serve una stretta collaborazione tra pubblico e privato, per costruire insieme un futuro più sostenibile e competitivo.
Il nostro Paese ha sempre dimostrato che la cooperazione tra Stato, imprese e cittadini è più efficace delle tasse ideologiche.Invece di punire chi produce, valorizziamo chi investe e innova: questa è la vera via svizzera alla sostenibilità.
Il 30 novembre non votiamo solo su una tassa, ma sul modello di Svizzera che vogliamo.Una tassa del 50% sulle eredità e donazioni non è una politica climatica: è un segnale di sfiducia verso chi lavora, investe e crea valore nel nostro Paese.
Per una transizione ecologica efficace, sostenibile e condivisa, un bel NO all’iniziativa.




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