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Tutti i colori di quella nostalgica emotività firmata Sofsky

CANTONETutti i colori di quella nostalgica emotività firmata Sofsky

01.04.22 - 06:30
La band luganese esce con il suo disco d'esordio nato durante la pandemia: «Un freno, ma anche uno stimolo»
Sofsky
Tutti i colori di quella nostalgica emotività firmata Sofsky
La band luganese esce con il suo disco d'esordio nato durante la pandemia: «Un freno, ma anche uno stimolo»

LUGANO - Non chiamatelo supergruppo, anche se di fatto... un po' lo è. Già perché il quintetto di indie-rock Sofsky può contare fra le sue fila diversi musicisti che, negli anni, hanno preso parte ad alcune parentesi importanti della scena nostrana.

«Grazie per la definizione di all-star band, ma ci sembra un po' esagerato, diciamo che di esperienza sulla scena locale ce ne abbiamo, ma più per età che per fama», scherza il gruppo formata da Stefano Chiassai (chitarra), Giona Mattei (basso), Nicola Poretti (voce), Flavio Calaon (tastiere) e Dimitri A. (batteria).

L'occasione per parlare con loro è l'uscita del disco d'esordio (omonimo) di un gruppo che si è formato poco prima della pandemia: «Avevamo lanciato il primo singolo, “Origami Dog” che aveva ottenuto un buon successo anche a livello svizzero e poi è arrivato il lockdown... Mentiremmo se ti dicessimo che non ha frenato un po' il nostro slancio. Vero è che è anche stata un'opportunità per fermarsi un attimo a riflettere e cercare altre strade per la nostra creatività. Alcuni brani del nuovo album sono stati influenzati in maniera importante da quell'esperienza, per esempio “Clusterophobia” che è accompagnato da un bel video di Niccolò Castelli».

Tornando al disco, pubblicato dall'italiana Seahorse Recordings, contiene 7 brani assemblati nel laboratorio di sperimentazione sonora Nitön a Barasso (VA): «Cercavamo un certo tipo di suono che facesse da denominatore comune. Lo abbiamo trovato negli ampi riverberi che nei vari brani assumono colorazioni diverse. In questo ci hanno aiutato Luca Martegani ed Enrico Mangione (le due menti dietro a Nitön, ndr.) con i quali abbiamo trovato un'ottima sinergia e una finalità d'intenti».

A proposito di finalità d'intenti, come nascono i pezzi in una band composta da personalità artisticamente già ben definite come le vostre? «In realtà è un processo molto naturale ed estremamente democratico. Tutto parte da delle idee embrionali a volte di chitarra, a volte di tastiere e poi prendono il via attraverso delle jam. Quando troviamo il tasto giusto dal punto di vista emotivo, allora lì possiamo partire con il lavoro - diciamo - più cerebrale, ovvero con gli arrangiamenti e tutte le sovrastrutture sonore».

Un'emotività, che non è solo sonora, ma anche visuale: «Ci piace collaborare con vari artisti, videomaker e fotografi per poter dare un'estetica coerente ai nostri brani, fra il nostalgico e lo speranzoso». 

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