Siti porno e verifica dell'età: l'obbligo c'è...ma non si vede

Doveva scattare alla mezzanotte del 12 novembre, però i principali siti a luce rosse non si sono ancora adeguati alle nuove disposizioni. L'Agcom: «Hanno tempo sei mesi»
Doveva scattare alla mezzanotte del 12 novembre, però i principali siti a luce rosse non si sono ancora adeguati alle nuove disposizioni. L'Agcom: «Hanno tempo sei mesi»
MILANO - Il provvedimento parlava chiaro: dalla mezzanotte del 12 novembre, in Italia, tutti i siti a luci rosse avrebbero dovuto adeguarsi all'obbligo di verifica dell'età di coloro che ai contenuti pornografici avessero voluto accedere.
Ma in realtà - come evidenzia un articolo apparso sul quotidiano la Repubblica - i filmati hard continuano a essere offerti agli utenti senza alcun tipo di controllo, come invece prevede la delibera dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
L'obbligo c'è...ma non si vede: da Youporn a Xvideos, i "giganti" della pornografia in rete continuano ad applicare il vecchio sistema di accertamento dell'autocertificazione. E fatta eccezione per un temporaneo blocco registrato nei primi minuti dell'entrata in vigore della disposizione, poi tutto è tornato come prima.
«Dichiari di avere più di 18 anni?». Dire di «sì» anche se non li hai è un gioco da ragazzi e un clic sul pulsante "Sono maggiorenne" spalanca le porte al mondo del proibito.
La trasgressione al regolamento appena entrato in vigore operata da molte delle piattaforme di filmati hard, ha però una sua giustificazione: i gestori hanno infatti dai tre ai sei mesi di tempo (a seconda che abbiano sede in Italia o all'estero) per dotarsi di sistemi di verifica.
Un lasso di tempo che ha già dato adito alla nascita di esternazioni fortemente critiche da parte di alcuni degli operatori del settore colpiti dal provvedimento e a forme di protesta - come quelle della scorsa estate in Francia - con cui esprimere tutto il disappunto da affidare a un messaggio: "La liberté a un bouton off, pour l'instant" è apparso su alcuni di questi siti, prima di tornare a riprendere la loro regolare programmazione, accompagnata da una dichiarazione di Pornhub che sottolinea come «questa misura non protegge i minori».





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