La Corea del Nord rifiuta tre milioni di dosi Sinovac: altri Paesi ne hanno più bisogno

Il leader crede fortemente nelle misure di prevenzione messe in atto nella sua nazione.
A oggi non sono ancora disponibili i dati dei contagi da coronavirus nordcoreani.
PYONGYANG - Qui si fa a modo nostro. Alla penuria di cibo in Corea del Nord, segue il rifiuto del leader Kim Jong-un di alcune dosi di vaccino fornite dalle Nazioni Unite. Le restrizioni prolungate, il peggioramento delle condizioni economiche e i confini del Paese bloccati da un anno e mezzo, stanno mettendo a dura prova la popolazione nordcoreana. Ancora oggi non sono noti all'Organizzazione mondiale della sanità i dati relativi alle infezioni da coronavirus in Nord Corea.
Lo scorso 31 agosto l'Unicef, che procura e consegna i vaccini per conto del programma di distribuzione Covax, ha affermato che la Corea del Nord ha richiesto che i vaccini a loro destinati fossero «ricollocati a favore di Paesi gravemente colpiti». La nazione avrebbe dovuto ricevere tre milioni di dosi Sinovac.
Durante la riunione dell'Ufficio politico che si è tenuta ieri Kim ha affermato che i funzionari «devono tenere presente che l'inasprimento della prevenzione dell'epidemia è un compito di fondamentale importanza che non deve essere allentato neanche per un momento». Di recente aveva sanzionato e rimosso funzionari di vertice per non aver rispettato e dato attuazione alle misure per «prevenire la pandemia».
La Korean central news agency ha affermato che Kim «ha chiesto di fornire pienamente i mezzi materiali e tecnici necessari per rafforzare la prevenzione delle epidemie, migliorare le qualifiche professionali e i ruoli dei funzionari nel campo della prevenzione delle epidemie e completare ulteriormente il nostro sistema di prevenzione delle epidemie».




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