Hiv, le escort sfruttate sono più a rischio

LUGANO - Esplode il caso Hiv a Milano dopo la dichiarazione dei due transessuali malati con 600 clienti al mese con molti dei quali avevano rapporti non protetti. Un caso allarmante che va oltre la mera questione morale sul sesso a pagamento. Perché sono tra i 9mila e i 12mila i sieropositivi a Milano, secondo l'assessore milanese alla Salute Giampaolo Landi Di Chiavenna, come lo è circa il 50% delle prostitute.
Attenzione, e prevenzione innanzitutto, ma anche cura. Perché oggi le terapie sono in grado di ridurre la carica virale sia nell'individuo, sia nella comunità. Al contrario la paura e il disinteresse rischiano di aumentare in modo esponenziale il numero di contagi per i clienti come conferma Vittorio Degli Antoni Coordinatore di Aiuto Aids Ticino che con Zonaprotetta offre, assieme a diversi collaboratori, la possibilità di discutere dei piccoli e grandi dubbi inerenti la salute sessuale, ottenere informazioni sulle malattie sessualmente trasmissibili e la contraccezione.
"Dubito che quello milanese sia un dato oggettivo, è pur vero che in Italia c'è una prevalenza di prostituzione di strada, magari proveniente dall'Africa sub-sahariana, o comunque da zone in cui la sieroprevalenza è in genere più elevata. Un dato ticinese è difficile da stabilire, sarebbe un po' tirare a indovinare. È chiaro che quando si parla di prostituzione il rischio aumenta, ma non credo che il dato si stanzi sopra il 10-20%. Da quando lavoriamo nel mondo della prostituzione abbiamo incontrato prostitute e transessuali sieropositivi, ma, almeno qui da noi, restano una minoranza”.
Loro continuano a lavorare?
"Certo. Bisogna capire che le campagne di prevenzione esistono proprio per insegnare a proteggersi dalle malattie, che a loro volta esistono perché ci sono le persone che le trasmettono. Certo non si può, di fronte a una persona malata, impedirle di avere una vita normale. Se questa è una prostituta la sua vita "normale" è fare la prostituta. Non esiste una normativa che vieta alle persone sieropositive di esercitare il proprio mestiere. Non c'è, almeno in linea teorica, nessuna limitazione ai diritti della persona".
Quindi le prostitute ottengono i permessi nonostante la malattia?
"Le prostitute non sono tenute a dichiarare se sono affette o meno dal virus. La licenza per l'esercizio della prostituzione non è legata a questo tipo di problema. Ci sono una serie di controlli normativi da un punto di vista della salute, come per ogni persona. Se la prostituta ha una malattia come ad esempio la tubercolosi, che mette a rischio chi le sta vicino, rischia l’isolamento, ma se è sieropositiva non rischia il contagio con la semplice convivenza o coi rapporti sessuali, se protetti. L'indicazione quindi è la protezione".
Non in tutti i casi la prevenzione risolve il problema. Il cliente che consuma rapporti sessuali a pagamento non è tenuto a sapere che esiste l'eventualità che, nonostante la protezione, il rischio del contagio, seppur minimo, esista lo stesso?
"Credo che lo sappia. Non esiste nella vita reale il rischio zero. Non a caso il problema è il cliente e non il/la professionista. Quest'ultimo, salvo casi particolari, propone il preservativo, anzi, possibilmente lo impone. Il contrario accade laddove chi si prostituisce non ha potere contrattuale, perché sfruttato, ad esempio dal gestore d'appartamenti".
Quindi se non si può impedire a una prostituta sieropositiva di esercitare la professione, quali sono i provvedimenti che si possono prendere?
"Quello che si fa è adottare delle strategie normative o sanitarie laddove possibile, senza violare la privacy, e poi generare il più possibile l'abitudine alla prevenzione attraverso la protezione reciproca. Bisogna educare sia il cliente che il/la professionista".
In caso di contagio come ci si difende?
"Se un sieropositivo contagia un altro individuo rischia conseguenze legali. In Svizzera sono diversi i casi di persone sieropositive finite in galera per aver avuto rapporti non protetti".
Secondo la sua esperienza qual è l'atteggiamento delle prostitute che operano in Ticino su questo argomento?
"Abbiamo notato che laddove la persona è più indipendente è meno ricattabile, e quindi non è costretta a rapporti non protetti (anche solo orali). In questi casi la prevenzione è efficace. Ci sono però casi di sfruttamento o flussi di prostitute di nuova provenienza che sono meno informate. Queste categorie sono più a rischio.
Il gerente in questo caso non dovrebbe proteggere quella che è la propria fonte di guadagno?
"Dipende dal locale. Ci sono locali che cercano standard alti in termini sanitari e si preoccupano di fare prevenzione, ma ci sono pure gestori più restii in questo senso. Laddove lo sfruttamento è evidente il rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili è maggiore".
da.mi.




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