La richiesta: «Stop alla violenza domestica con il modello VIDO+»

Bellinzona verso il modello VIDO+: un passo concreto per prevenire la violenza domestica
BELLINZONA - Dopo Lugano e Locarno, anche Bellinzona dovrebbe adottare il progetto di intervento precoce contro i conflitti familiari. È quanto propone una mozione presentata oggi in Municipio da Giovanna Pedroni per il Gruppo il Centro, che chiede di introdurre in città il modello VIDO+, già attivo con successo a Lugano e Locarno. Si tratta di un progetto di prevenzione della violenza domestica basato su un intervento precoce e coordinato tra diversi attori del territorio: polizia, servizi sociali, consultori familiari, scuole e strutture sanitarie.
Un fenomeno dai numeri allarmanti - Secondo l’Ufficio federale di statistica, nel 2023 in Svizzera la polizia ha registrato 19'918 reati in ambito domestico, pari al 40% del totale dei reati violenti. In oltre la metà dei casi si tratta di violenze tra partner o ex partner, e nel 70% delle situazioni le vittime sono donne. Spesso, inoltre, i bambini assistono agli episodi, riportando traumi profondi e duraturi. Oltre al dolore umano, il fenomeno ha un impatto economico enorme. Studi internazionali stimano che i costi della violenza domestica superano quelli derivanti da guerre o terrorismo, includendo spese sanitarie, giudiziarie, sociali e perdite di produttività.
Un modello che funziona - Il progetto VIDO+, nato a Lugano nel 2023, mira a intercettare i segnali di disagio familiare prima che si trasformino in violenza. Gli agenti di polizia, formati appositamente, utilizzano una “piramide del rischio” per valutare i fattori di pericolo presenti nei nuclei familiari. A Locarno, dove l’iniziativa è stata avviata nel 2025, la polizia interviene ogni anno in circa 70 casi di disagio familiare, ma solo il 20% sfocia in reati penali: l’80% rientra in situazioni potenzialmente prevenibili.
Per Giovanna Pedroni, portare VIDO+ a Bellinzona significherebbe investire in sicurezza e benessere collettivo. «Ogni situazione di conflitto prevenuta significa meno spese di cura, meno procedimenti giudiziari e maggiore serenità per le famiglie», si legge nel testo.
L’adozione del modello richiederebbe uno stanziamento iniziale per la formazione e il coordinamento del team operativo, ma i benefici nel medio e lungo periodo — sostiene Pedroni — sarebbero nettamente superiori ai costi. La mozione chiede al Municipio di presentare un Messaggio Municipale al Consiglio comunale per avviare formalmente il progetto, in collaborazione con polizia, servizi sociali, scuole, sanità e terzo settore.




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