Il sistema di abilitazione degli insegnanti in Ticino non convince

Una mozione di Ay e Ferrari chiede un ritorno al modello pre 2002 e il ritorno del DFA sotto la diretta autorità del DECS
BELLINZONA - La situazione di crescente precarietà che coinvolge molti docenti in abilitazione presso il DFA imporrebbe una revisione urgente del sistema di abilitazione. Almeno stando alla mozione sottoscritta per il Partito Comunista e il Partito Operaio e Popolare da Massimiliano Ay e Lea Ferrari.
Mozione che prende spunto dalle difficoltà denunciate da decine di insegnanti e dal sindacato VPOD, che evidenziano un disallineamento tra il numero di abilitazioni concesse e reale fabbisogno della scuola ticinese. L’attuale modello, pensato per garantire il riconoscimento intercantonale del diploma, non tiene conto della specificità del Ticino, unico Cantone italofono, dove la mobilità verso altri Cantoni è limitata.
Fino al 2002, fanno notare i firmatari della mozione, il sistema “en emploi” permetteva l’abilitazione solo dopo l’assunzione, garantendo così una migliore corrispondenza tra formazione e impiego. La sua reintroduzione consentirebbe quindi di evitare situazioni di disoccupazione tra gli abilitati.
Sempre secondo Ay e Ferrari, inoltre, il distacco del DFA dal DECS e il suo inserimento nella SUPSI hanno generato una distanza tra la formazione offerta e le esigenze della scuola pubblica, con ricadute negative sulla qualità dell’insegnamento.
Per questo si propone: l’uscita dal Concordato CDPE per riacquisire autonomia nella gestione delle abilitazioni; il ritiro del mandato alla SUPSI e il ritorno del DFA sotto la diretta autorità del DECS; e la reintroduzione del modello “en emploi”, con la possibilità di abilitarsi su più ordini scolastici.




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