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BELLINZONAUn osservatorio della rivoluzione digitale: il Partito Comunista incalza il Consiglio di Stato

10.03.23 - 08:45
Sul telelavoro: «Non ci facciamo folgorare dai facili vantaggi e ne problematizziamo i rischi».
Foto TiPress
Un osservatorio della rivoluzione digitale: il Partito Comunista incalza il Consiglio di Stato
Sul telelavoro: «Non ci facciamo folgorare dai facili vantaggi e ne problematizziamo i rischi».

BELLINZONA - «Identificare un soggetto, un organo già esistente in seno all’amministrazione cantonale o creato ex novo in grado di orientare il Cantone sulle questioni che pone l’evoluzione digitale».

Lo chiede il Partito Comunista al Consiglio di Stato con una mozione di Lea Ferrari e Massimiliano Ay. La mozione preme sugli effetti che sta producendo la digitalizzazione in svariati ambiti, «non da ultimo le cedole con QR e i costi aggiuntivi se si pagano agli uffici postali, i biglietti del treno sulle applicazioni e non più agli sportelli delle FFS e altri esempi spesso legati al venir meno delle ex-regie federali in termini di presenza e personale sul territorio» scrivono i due esponenti politici.

Fondamentale per i deputati comunisti è »portare nel dibattito pubblico gli orientamenti che si intendono seguire per incoraggiare uno sviluppo sostenibile della tecnologia: il processo della rivoluzione digitale andrebbe pertanto gestito politicamente per evitare che venga completamente assorbito nell’orbita delle aziende private e degli azionisti che muterebbero il processo a loro favore, massimizzando il profitto a scapito dei lavoratori e di una democratizzazione dei processi di digitalizzazione».

L’osservatorio - secondo i mozionanti - potrebbe avvalersi, al fine di svolgere il suo mandato, della collaborazione di realtà internazionali di ricerca già attive in Svizzera.

I deputati affermano che «il tema della digitalizzazione e dei suoi effetti “collaterali” è riconosciuto dal Consiglio di Stato che non ritiene tuttavia necessaria la costituzione di un Osservatorio poiché a suo dire alcuni temi sollevati dai deputati del Partito Comunista sono già oggi oggetto di studio, oltre al fatto che da maggio esiste un delegato con il compito di guidare la trasformazione digitale all’interno dell'Amministrazione».

A titolo di esempio - scrivono in una nota i due deputati - un ambito che richiede dall’ente pubblico una risposta proattiva è il telelavoro: «il Partito Comunista tematizza dalla prima ora il telelavoro, senza farsi folgorare dai facili vantaggi, ma anzi problematizzando i rischi di questo tipo di digitalizzazione che comporta l'isolamento dei lavoratori e delle lavoratrici con implicazioni sulla sindacalizzazione e i rapporti di forza nelle rivendicazioni».

E aggiungono che «deve essere chiaro che questa non è la digitalizzazione sociale nei termini per cui si batte il Partito Comunista».

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COMMENTI
 

Evry 1 anno fa su tio
Ai Ai Ai guarda che non siamo in Turkia.

Clo62 1 anno fa su tio
Ma esistono ancora i komunisti? Sono stati in letargo x quattro anni e adesso alla vigilia delle cantonali si risvegliano.
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