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CANTONEAccoltellamento alla Manor: l'accusa chiede 14 anni di detenzione

12.07.23 - 12:32
Chiesto un inasprimento della pena per il reato di violazione alla legge che vieta i gruppi Al Qaida e Stato Islamico.
Tipress
Accoltellamento alla Manor: l'accusa chiede 14 anni di detenzione
Chiesto un inasprimento della pena per il reato di violazione alla legge che vieta i gruppi Al Qaida e Stato Islamico.

BELLINZONA - Non nove anni di detenzione, come deciso in primo grado, ma 14. È questa la pena chiesta oggi dalla pubblica accusa per la 30enne del Luganese che il 24 novembre 2020 ha accoltellato due donne alla Manor di Lugano. 

La procuratrice Elisabetta Tizzoni apre la sua requisitoria citando le parole proferite dall'imputata subito dopo l'attacco: «"Voglio sapere come sta la vittima, voglio sapere se è morta, perché tutti i miscredenti devono morire"». Dichiarazioni, queste, rilasciate a più riprese e definite «agghiaccianti» dall'accusa. «Solo oggi, per la prima volta, l'imputata ha espresso di provare pentimento per quanto accaduto», evidenzia poi Tizzoni.

Una pena più severa - «L'attacco messo in atto il 24 novembre 2020 era pianificato. E quel martedì, giorno di terrore, non è stato che il culmine del percorso di radicalizzazione intrapreso dall'imputata, andato in crescendo», continua l'accusa, chiedendo un inasprimento della pena per quanto riguarda il reato di violazione della legge federale che vieta i gruppi "Al-Qaïda", "Stato Islamico" e associati, per il quale la donna è stata condannata a un solo mese di detenzione, nonostante la punibilità, per questo tipo di imputazione, sia di cinque anni. In prima istanza la Corte aveva infatti fatto prevalere, nella commisurazione della pena, il reato di tentato assassinio.

«È stato terrorismo» - «È vero, non esiste una definizione giuridica generale del termine "terrorismo", ma tutte le definizioni esistenti lo collegano a violenza, terrore, arbitrio e vittimizzazione di civili», evidenzia l'accusa. «Quel giorno l'imputata voleva uccidere indiscriminatamente, senza pietà né scrupoli, non una ma più vittime in nome di un'ideologia violenta che fondamentalmente nega alla nostra società il diritto di esistere. E ha agito ben consapevole dei suoi atti. Per questo l'attacco sferrato dalla 30enne rientra nella definizione di terrorismo».

«Anche se non fa parte di un gruppo terroristico ed è poco informata rispetto all'ideologia religiosa jihadista, la giovane è una persona radicalizzata», sottolinea infine Tizzoni. «A scuola era stata bullizzata, l'ex marito l'aveva maltrattata e, sentendosi forte nel suo estremismo, ha deciso di non essere più la vittima, ma il carnefice, e quindi di passare all'azione».

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