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LUGANOAbusi in Vaticano, la "gola profonda" insegna a Lugano

20.11.17 - 12:19
Andrea Stabellini, giudice del tribunale ecclesiastico e docente di Teologia in Ticino, ha rivelato di aver indagato sul caso del seminarista, ma di aver ricevuto l'invito a lasciar cadere le accuse
Abusi in Vaticano, la "gola profonda" insegna a Lugano
Andrea Stabellini, giudice del tribunale ecclesiastico e docente di Teologia in Ticino, ha rivelato di aver indagato sul caso del seminarista, ma di aver ricevuto l'invito a lasciar cadere le accuse

LUGANO - Non si occupa solo di diritto canonico e diritto delle religioni, ma è anche docente presso la Facoltà di Teologia di Lugano, Andrea Stabellini, la "gola profonda" che, nel corso dell'ultima puntata de Le Iene Show, ha rivelato dettagli inquietanti sui presunti abusi in Vaticano.

«A me spiacerebbe finire in questa vicenda dalla parte di chi ha sbagliato - ha riferito (convinto di non essere ripreso) ai microfoni del programma Mediaset -. Bisognava procedere con i gradi giusti di giudizio. Ho provato a risolvere il caso, il mio giudizio era che c'era sostanza sufficiente per procedere», ha aggiunto. 

Fatto è che sul caso del seminarista accusato dagli ex chierichetti di molestie sessuali Stabellini, nonostante avesse degli indizi, non si è espresso. Secondo la sua testimonianza, però, sarebbe stato invitato al silenzio: «Le assicuro che non sono un disonesto - si è difeso -. Avevo il ragionevole dubbio che si dovesse procedere». 

Le rivelazioni scottanti non finiscono qui perché Stabellini è stato un fiume in piena: «Diego Coletti (ex vescovo di Como, ndr) mi disse di non dar luogo a procedere. Disse che aveva fatto ulteriori indagini, quindi che il caso era risolto così. Mi disse di aver sentito due persone, tra cui il cardinale Comastri (vicario generale di Sua Santità). Per me si doveva continuare. Chi ha insabbiato tra Coletti e Comastri? Entrambi». 

E mentre Le Iene fanno sapere che la Santa Sede ha ufficializzato l'apertura di un'inchiesta, il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, così commenta: «Sì alla verità, ma evitiamo la caccia all'untore di manzoniana memoria».

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