«Siamo tutti più egocentrici» e con il costo della vita si scatena «il panico»

In Ticino si fanno sempre meno bambini. Ecco perché.
In Ticino si fanno sempre meno bambini. Ecco perché.
LUGANO - Sono solo 2’319 i bambini nati in Ticino nel 2024: il numero più basso dal 1985. L’età media delle mamme al primo figlio è inoltre salita a 32,9 anni e il saldo naturale – ossia la differenza tra i nati e i morti – ha segnato un'allarmante -1’117 persone.
Ma perché non si fanno più figli? Lo abbiamo chiesto ai giovani ticinesi. Tutti gli intervistati, tranne uno, ad oggi non hanno bambini.
«Si vive in modo individualista» - «I giovani hanno perso il senso della famiglia, e con il lavoro diventa difficile crescere un bambino, richiede tanti sforzi. In molti preferiscono quindi vivere in modo più individualista», ci dice il 30enne Daniel.
«Siamo diventati tutti più egocentrici ed egoisti, il mondo va veloce e i bambini gattonano…», sottolinea Dimitri, 31 anni.
«I salari non bastano» - «Non tutti hanno salari abbastanza alti per provvedere a sé stessi, figuriamoci a un figlio ed eventualmente a un partner», osserva il 16enne Tommaso.
Prima il divertimento - «L’interesse giovanile si è spostato dal far famiglia al divertirsi», aggiunge Mattia, 21anni.
«Il costo della vita ormai è diventato troppo alto. Una volta non ci si doveva nemmeno pensare e si facevano due, tre, quattro figli», dice la 28enne Antonella.
A corto di soldi - «Oggi si studia molto più a lungo. E devo in primis riuscire a vivere io per pensare di mettere al mondo qualcuno. Insomma, c’è un po’ di panico», afferma Eleonor, 31 anni.
Bruno, anche lui 31enne, ha invece già due bambini. «I figli sono arrivati e abbiamo deciso di tenerli, però sicuramente stipendi, casse malati e caro vita spingono a non averne, o quantomeno ad averli più tardi», commenta.
Ma cosa c’è dietro questo fenomeno? E cosa comporta? Proviamo a fare chiarezza insieme a due esperti.
«Meno madri potenziali» - «Il calo delle nascite è un fenomeno multidimensionale», ci spiega Edoardo Slerca, ricercatore del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale alla SUPSI. «Come prima cosa va detto che il tasso di fecondità in Svizzera è molto basso da almeno 30 anni. In realtà, quindi, negli ultimi anni la natalità è calata anche a causa del numero limitato delle madri potenziali, perché ci sono meno donne in età fertile, e non solo per il basso tasso di fecondità di ogni singola donna. Per avere lo stesso numero di bambini che si facevano all’epoca del baby boom, in pratica, sarebbe necessario che ogni donna facesse ancora più bambini di allora».
Spese da capogiro - A pesare sono poi tutta una serie di fattori socioeconomici, tra cui la precarietà lavorativa e dei redditi. «Quando si fanno figli poi bisogna occuparsene almeno fino alla maggiore età, e in caso di proseguimento degli studi il periodo può estendersi ulteriormente. Se si ha una situazione lavorativa instabile e i redditi non crescono è chiaro che questo diventa molto difficile…e ci si pensa due volte prima di fare un figlio».
In effetti si stima che in Svizzera il mantenimento di due figli fino alla maggiore età possa costare intorno ai 500’000 franchi. E per un asilo nido a tempo pieno occorrono circa 1’500 franchi al mese, l’equivalente di 18’000 franchi all'anno per figlio.
«A questo naturalmente va aggiunto il fatto che ci sono delle oggettive difficoltà di conciliazione lavoro-famiglia e che c’è stato un mutamento di quelle che sono le ambizioni personali in termini di carriera», evidenzia Slerca.
«Futuro percepito come cupo e ostile» - Non da ultimo «bisogna tenere presente che viviamo in un periodo di forte incertezza in cui spesso il futuro viene percepito come cupo e ostile a causa di guerre, disuguaglianze, della crisi climatica e della pandemia che abbiamo vissuto. Sono condizioni quadro che rendono la scelta di avere figli più difficile».
Come se non bastasse tutte queste incertezze, ove non a ridurre, portano a posticipare la scelta di avere figli. «Ed è chiaro che più si va avanti con l'età, alla ricerca di una maggiore stabilità economica, più si corre il rischio di finire nella parte terminale della vita fertile dei potenziali genitori. Si avranno quindi maggiori difficoltà ad avere dei figli».
Sempre più anziani - All’orizzonte 2040 lo scenario demografico risulta dunque completamente trasformato, con tutte le conseguenze del caso. «La struttura della popolazione ticinese cambierà in modo sostanziale e sarà caratterizzata da un significativo invecchiamento. Se nel 2024 la popolazione con un'età compresa tra i 15 e i 64 anni era pari al 64% della popolazione, nel 2040 scenderà al 57%».
Per contro ci sarà un incremento significativo della popolazione over 65: nel 2024 si parlava di circa 86’000 abitanti, il 24% del totale, ma nel 2040 saranno in 115’000, pari al 31%. «Fa impressione osservare che nel 2024 la generazione più numerosa era rappresentata dai nati nel 1966, allora 58enni. Nel 2040 saranno ancora loro il gruppo più consistente, ma avranno ben 74 anni», chiosa il ricercatore.
Nuvole nere all'orizzonte - I pensionati continueranno quindi a crescere e avranno un peso sempre maggiore in rapporto alla popolazione attiva. «Oggi abbiamo tre persone tra i 15 e i 64 anni per ogni ultrasessantacinquenne, mentre nel 2040 il rapporto sarà di due a uno. Diventerà quindi progressivamente sempre più difficile finanziare il sistema pensionistico, la cura degli anziani, la fornitura dei servizi in generale e anche la stessa crescita economica». E i flussi migratori positivi, che in passato hanno parzialmente rallentato la tendenza, non riusciranno a invertirla.
«Centinaia e centinaia di infertilità» - Ma anche l'infertilità ci mette lo zampino. «Sicuramente, rispetto al calo delle nascite, ha un peso», ci dice il dottor Alessandro Santi, primario di medicina della fertilità presso l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC). «Io dalla mattina alla sera vedo coppie che vorrebbero tanto avere un bambino e non ci riescono. Parliamo di centinaia e centinaia di coppie all'anno».
Oggi l'infertilità colpisce una coppia su cinque e sembra essere in crescita. Il che è riconducibile a diversi aspetti. «Molte persone cercano di avere un bambino un po' più in là con l’età, perché si raggiunge un minimo di indipendenza economica più tardi rispetto a prima».
Un altro fattore importante è la qualità dello sperma, che è peggiorata: «I parametri maschili sono meno buoni di quelli che si vedevano 20 o 30 anni fa», afferma il medico. Le motivazioni, al momento, non sono chiare: «Possono giocare un ruolo il fumo o il sovrappeso, ma anche le sostanze che assumiamo in modo indiretto dall’acqua che beviamo, il cibo che ingeriamo e l’aria che respiriamo. Possono interferire con il nostro sistema endocrino e andare a diminuire la qualità dello sperma».
Rottura nell'età clou - «Mi capita anche molto spesso di vedere coppie che arrivano ai 30-32 anni e riscontrano che la maturità della parte femminile è più avanzata», aggiunge il dottor Santi. «La donna si rende conto che è il momento giusto per avere un bambino e lo tematizza: questo può spaventare la parte maschile e portare alla separazione della coppia. E ciò avviene in un momento in cui diventa più critico per la donna riuscire a trovare un nuovo compagno e costruire una relazione di lunga data, stabile al punto da poter pensare a dei figli. Per questo io dico sempre che se intorno ai 30-32 anni non ci si vede mamme nel giro di due o tre anni, è il momento di pensare a un congelamento degli ovuli».
In caso di infertilità, ad ogni modo, i trattamenti principali sono due: l’inseminazione artificiale e la fecondazione in vitro. Ma le chance di successo restano limitate.
«L'età è l'aspetto più importante» - «L'aspetto più importante è il gruppo di età della donna», chiarisce il medico. «Le nostre pazienti hanno un'età media che si aggira tra i 36 e i 37 anni, e l'inseminazione funziona nel 15% dei casi. Può sembrare poco ma è sempre il doppio delle possibilità che la coppia avrebbe avuto a casa propria. Con la fecondazione in vitro il tasso di successo varia invece tra il 30 e il 50% per tentativo, ma il tutto è fortemente dipendente dall'età della donna. Dai 40 anni in su il tasso di successo è inferiore al 20%».




