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Volevano unirsi all'Isis, due sorelle condannate

Pene detentive con la condizionale per due cittadine domiciliate nel Vaud e oggi a processo a Bellinzona
Foto TiPress
Fonte ATS
Volevano unirsi all'Isis, due sorelle condannate
Pene detentive con la condizionale per due cittadine domiciliate nel Vaud e oggi a processo a Bellinzona
BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato oggi (23 maggio) due sorelle domiciliate nel cantone di Vaud a pene detentive con la condizionale per essersi recate, con il figlio minorenne di una delle due, in Siria nel 2015 per unirsi...

BELLINZONA - Il Tribunale penale federale (TPF) ha condannato oggi (23 maggio) due sorelle domiciliate nel cantone di Vaud a pene detentive con la condizionale per essersi recate, con il figlio minorenne di una delle due, in Siria nel 2015 per unirsi all'organizzazione terroristica dello Stato islamico (Isis).

La Corte penale del TPF ha giudicato le donne colpevoli di violazione alla Legge federale che vieta i gruppi Al-Qaida e Isis: ha condannato la più giovane delle sorelle, oggi 51enne, a 18 mesi e la più anziana, 54enne, a 14 mesi. Entrambe le pene sono a beneficio della condizionale per tre anni.

La sorella più giovane, con il figlio minorenne, aveva cercato di unirsi all'Isis una prima volta nel novembre 2014, ma non essendo riuscita ad attraversare il confine tra la Turchia e la Siria aveva fatto ritorno in Svizzera.

Separate dopo l'arrivo - Il 3 febbraio 2015 le sorelle sono ripartite insieme al minorenne e sono riuscite a entrare in Siria: in una città controllata dall'Isis, sono state ospitate in un alloggio per donne e separate dal ragazzino. Quest'ultimo è stato portato in una dimora per uomini.

Quando le due sorelle hanno espresso il desiderio di tornare in Svizzera, dopo tre giorni, sono state sospettate di spionaggio. Sono state autorizzate a lasciare il Paese verso la fine di marzo 2015. Da giugno 2015 a febbraio 2016, la sorella più giovane ha inviato dalla Svizzera un totale di 6300 franchi all'Isis.

Il dispositivo della sentenza pubblicato oggi non menziona piani di attacco contro l'Onu e Gay Pride di Zurigo e Berna, come avevano riportato all'epoca alcuni media.

Le due donne sono di origine tunisina. La maggiore possiede anche un passaporto svizzero. La corte ha deciso di non espellere la sorella minore. Le donne dovranno sottoporsi a un trattamento psichiatrico durante il periodo di prova di tre anni.

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