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CANTONE«Si lavora nel terrore. Minacce, turni da 12 ore ed esaurimenti»

13.05.24 - 07:30
«Il rispetto dei diritti dei lavoratori, in Rainbow, non c'era. Ma in Ticino è così nell'intero settore», afferma un agente di sicurezza.
Tipress (archivio)
«Si lavora nel terrore. Minacce, turni da 12 ore ed esaurimenti»
«Il rispetto dei diritti dei lavoratori, in Rainbow, non c'era. Ma in Ticino è così nell'intero settore», afferma un agente di sicurezza.

LUGANO - «Il fallimento della Rainbow ha scoperchiato un vaso di Pandora. Dietro il licenziamento selvaggio di quei 20 poveri dipendenti, infatti, c’è molto di più». A dirlo a Tio/20Minuti è un agente di sicurezza attivo professionalmente in Ticino da ben nove anni. 

«In passato ho lavorato anche per Rainbow. E il rispetto dei diritti dei lavoratori lì non c’è mai stato», denuncia l’uomo. «Quel che è peggio, però, è che la maggior parte delle agenzie di sicurezza attive in Ticino adotta lo stesso sistema. Certe modalità in questo settore sono ormai diventate la norma, e centinaia di persone lavorano nel terrore». 

Si parlerebbe, nello specifico, «di turni da 12 ore, giorni di riposo non dati, formazioni pagate dai dipendenti invece che dalle rispettive aziende e pressioni di vario tipo». 

Strategie - «Vieni chiamato all’ultimo momento e, se per qualche motivo sei impegnato, ti viene detto "tu ti rifiuti di lavorare" e arrivano le minacce di licenziamento», sottolinea l’agente di sicurezza. Per alcune aziende del settore sarebbe inoltre consuetudine, «quando c’è in ballo un mandato importante, assumere personale solo per avere le condizioni necessarie per aggiudicarselo. E, se il mandato non va in porto, si passa ai licenziamenti». 

«A disposizione sette su sette» - «Molte persone in Rainbow hanno preso un esaurimento», prosegue l’uomo. «Finché ci ho lavorato io, sui piani di lavoro non era mai segnato un giorno libero. Eravamo a disposizione sette giorni su sette, perciò potevano chiamarti in ogni momento. Sulla busta paga, invece, i liberi li segnavano eccome».

In bilico - Farsi valere, in questo ambiente, sarebbe però decisamente rischioso: «Se dici qualcosa finisce che da un contratto più stabile ti portano a un contratto a ore. E con quello, se vogliono, possono farti lavorare anche 10 ore in un mese, con tutte le conseguenze finanziarie del caso».

«Ti spingeva a licenziarti» - Senza contare che il direttore di Rainbow avrebbe sempre prestato attenzione a come giocava le sue carte. «Lui non licenziava, semplicemente ti spingeva a licenziarti. Lo faceva dandoti meno lavoro, declassando il contratto o assegnando lavori a te poco graditi e turni più pressanti». A causa di queste condizioni «la gente se ne andava ogni due per tre», sottolinea l’agente di sicurezza. «C’era un ricambio di personale continuo. Possibile che nessuno si faceva delle domande?», si chiede infine. « I sindacati sapevano, molti dipendenti si sono rivolti a loro, ma non è mai cambiato nulla».

«Mancato rispetto del Ccl» - Il sindacato Unia, dal canto suo, ha già dichiarato che, almeno per quanto concerne Rainbow, erano già emerse varie problematiche relative all'applicazione del contratto collettivo. «Negli ultimi dieci anni abbiamo rappresentato molti lavoratori di Rainbow, proprio per il mancato rispetto del Ccl, con tanto di domande di rimborsi portate avanti dal sindacato», ci ha detto Giangiorgio Gargantini, segretario cantonale di Unia, in seguito al fallimento dell'azienda.

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