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«Ci rubano un giorno a settimana»

Liberi professionisti in rivolta: si chiede uno stop alla burocrazia. Il segretario Marco Taddei: «Questa non è qualità».
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«Ci rubano un giorno a settimana»
Liberi professionisti in rivolta: si chiede uno stop alla burocrazia. Il segretario Marco Taddei: «Questa non è qualità».
BELLINZONA/ BERNA - Liberi, ma fino a un certo punto. Circa 120'000 professionisti in Svizzera si sentono soffocati dalla burocrazia. E ora chiedono misure concrete per non dovere più spendere così tanto tempo tra le scartoffie. A lanci...

BELLINZONA/ BERNA - Liberi, ma fino a un certo punto. Circa 120'000 professionisti in Svizzera si sentono soffocati dalla burocrazia. E ora chiedono misure concrete per non dovere più spendere così tanto tempo tra le scartoffie. A lanciare l’allarme nella giornata di giovedì a Berna è stata l’Unione svizzera delle libere professioni di cui è segretario Marco Taddei.

Medici, avvocati, architetti, fiduciari in rivolta. Che succede?
«Abbiamo commissionato uno studio che quantifica l'onere amministrativo causato dai requisiti e dai regolamenti imposti dallo Stato. E il risultato è sconcertante: quasi un giorno lavorativo a settimana viene speso in queste faccende. È tempo rubato per il lavoro di queste persone. Non è possibile». 

Tradotto?
«Un medico mediamente per sette ore a settimana al posto di occuparsi dei pazienti deve riempire formulari. E non stiamo parlando degli obblighi di base come ad esempio quelli legati all’IVA o all’AVS».

Ci fa un esempio di qualcosa che crea burocrazia?
«Le direttive sulla qualità, subentrate nel 2021. Tutto deve essere documentato in maniera minuziosa. Eppure già a livello di linguaggio queste direttive sembrano quasi incomprensibili. Quindi il professionista per essere sicuro deve fare magari decine di telefonate o rivolgersi a esperti, spendendo un sacco di soldi e di tempo. I costi amministrativi indiretti ammontano a 6 miliardi di franchi».

Come è possibile?
«È così. Lo indicano i rapporti della Segreteria di Stato dell’economia. E i costi amministrativi diretti ammontano invece a 10 miliardi di franchi all’anno. Pensate agli impresari costruttori: per potere avere appalti pubblici devono fornire una documentazione infinita. È normale che spendi tanto poi».

Perché si è arrivati a questo punto?
«Siamo in Svizzera. Si vuole tutto perfetto e col rischio zero. Questo però genera burocrazia ed effetti collaterali. Tanti liberi professionisti sono parecchio stressati».

Quando si è stressati come si può parlare di qualità?
«Appunto. Vanno trovati dei compromessi. Così non si può andare avanti. A livello parlamentare si parla di questo problema da decenni. E la situazione peggiora sempre di più».

Cosa proponete?
«Prima di tutto va migliorata assolutamente la comunicazione tra i funzionari e i professionisti. Poi servirebbero meno zelo e più flessibilità. La digitalizzazione inoltre va sfruttata, riduciamo le carte e anche la lunghezza dei testi. Non puoi metterci un mese per capire cosa si intende con una domanda». 

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