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CANTONE/SVIZZERANiente più contanti alla Posta? Si accende il dibattito

13.06.22 - 22:00
Si alza il coro dei contrari, sia da destra che da sinistra
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Niente più contanti alla Posta? Si accende il dibattito
Si alza il coro dei contrari, sia da destra che da sinistra
Ad aprire alla possibilità di uffici postali senza contanti è stato il Presidente del CdA del Gigante Giallo, Christian Levrat

BELLINZONA/BERNA - «Rimuovere l'obbligo di accettare versamenti in contanti in ogni ufficio postale? Sono sempre meno le persone che pagano le fatture in contanti... è necessaria una valutazione complessiva, che dovrà essere effettuata dal Parlamento nei prossimi anni».

È con queste parole che il Presidente del Consiglio d'Amministrazione della Posta svizzera, Christian Levrat, ha acceso il dibattito relativo all'uso dei contanti nelle filiali della Posta elvetica, aprendo alla possibilità di uffici senza denaro fisico.

In risposta, si è acceso il fronte dei contrari ad un abbandono dei contanti, sia da destra che da sinistra, e anche in Ticino.

 I dubbi di Marchesi
Il leader dell'UDC ticinese Piero Marchesi, ad esempio, ha deciso di inoltrare un'interrogazione a Berna, chiedendo se il Consiglio federale ha davvero intenzione di proporre al Parlamento l'eliminazione dell’obbligo di accettazione dei pagamenti contanti e se non «si ritiene che questo cambiamento penalizzerebbe chi oggi apprezza e utilizza il contante per i pagamenti presso La Posta?».

Pur ammettendo che «le abitudini dei cittadini, anche nella gestione dei pagamenti, siano cambiati», per Marchesi «questa tendenza non deve però portare all'eliminazione - o alla limitazione - del denaro contante, in quanto diversi cittadini lo preferiscono ancora al pagamento elettronico»,

I dubbi dei comunisti
I membri del Partito comunista ticinese hanno calcato invece la mano, parlando di «una presa per i fondelli dei cittadini, lavoratori e pensionati di questo Paese» che «si devono sorbire un servizio sempre peggiore (e certo non a causa dei postini e dei buralisti le cui condizioni di lavoro sono sempre più precarie).».

In una nota, il Partito Comunista «si oppone» quindi «a queste discussioni inutili sul futuro del servizio pubblico atte in realtà solo a smantellarlo», e coglie l'occasione per chiedere di nazionalizzare la Posta: «Nel Gran Consiglio ticinese giace nei cassetti da qualche anno una iniziativa cantonale promossa dal deputato Massimiliano Ay che chiede di portare all’attenzione di Berna il ripristino della regia federale della Posta».

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