Le nuove norme stanno mettendo in difficoltà economiche parecchi padri reduci dalla fine di una storia. A Berna non si fa dietrofront. Il divorzista: «Vedremo sempre più casi simili»
LUGANO – Una lunga battaglia legale, che lo porterà, probabilmente, a dovere mantenere la sua ex compagna. Anche se di fatto i due non sono mai stati sposati. Storia di Franco, 46enne di Lugano. «Sono sfinito – dice –. Ho due bambini. Li voglio mantenere. Ma non capisco perché le autorità vogliano che mantenga anche la mia ex convivente». Eppure, ora lo dice la legge. Quella voluta dalla consigliera federale Simonetta Sommaruga ed entrata in vigore a gennaio 2017. «Non conta più se una coppia è sposata o no – sottolinea Daniele Jörg, avvocato divorzista –. Adesso vale il principio dell’accudimento. Chi si occupa dell’accudimento dei figli va sostenuto economicamente dall’ex partner che lavora. Vedremo sempre più casi simili».
Uomini in ginocchio – Le statistiche indicano che in Svizzera oltre un matrimonio su due va a rotoli. Ma dicono anche che circa la metà delle coppie non sposate si separa comunque. E considerando che il 20% dei figli nasce al di fuori del contesto matrimoniale, si capisce bene l’entità del problema. «La legge – polemizza Gianfranco Scardamaglia, coordinatore del movimento Papageno – indica che il genitore affidatario può evitare di lavorare finché l’ultimo dei figli ha 10 anni. Ora questa direttiva è estesa a tutti i papà separati, indipendentemente dal fatto che fossero sposati. Berna ha creato una legge che mette in ginocchio ulteriori decine di padri».
Il bene del bambino – A Berna non si fa dietrofront. Anzi. «Ogni bambino – spiega Folco Galli, portavoce dell’Ufficio federale di giustizia – ha diritto a un contributo di mantenimento che gli assicuri non solo la copertura dei costi diretti, come ad esempio l’alimentazione e i vestiti. Ma anche l’accudimento migliore per lui. Come quello di un genitore che, di regola, riduce l’attività lavorativa per potersene occupare».
Stop alla discriminazione – Sino all’entrata in vigore delle nuove regole, questa possibilità era garantita solo in caso di genitori divorziati. «In assenza di matrimonio, invece – prosegue Galli – , il genitore che dopo la fine della vita in comune accudiva il figlio doveva provvedere da solo al proprio sostentamento. Il figlio di genitori non sposati era quindi discriminato rispetto al figlio di genitori sposati e divorziati».
La sentenza che fa scuola – E c’è una sentenza del Tribunale federale, datata 17 maggio 2018, che fa scuola. «Garantire l’accudimento di un figlio all’ex partner – prosegue Galli –, significa permettergli di essere presente nell’educazione del bambino. L’importo versato a questo titolo deve pertanto corrispondere a quello mancante al sostentamento del genitore che ha ridotto la sua attività lucrativa per occuparsi del figlio».
Scenari che vanno valutati in anticipo – «Il minimo vitale del genitore debitore – precisa Jörg – va comunque rispettato. Insomma, non esiste che un padre, che magari guadagna solo 3.000 franchi al mese, faccia la fame per mantenere l’ex compagna». Il divorzista invita i potenziali genitori non sposati a valutare tutti gli scenari possibili, ancora prima della nascita del bambino. «Questi aspetti vengono sempre sottovalutati. Poi, quando purtroppo le cose accadono, è troppo tardi per pensarci».
La curiosità: in alcuni casi, la realtà si capovolge
Si fa presto a generalizzare. I numeri, per ora limitati a poche decine di situazioni, indicano però che non sempre è il papà a dovere mantenere l’ex compagna. Accade anche il contrario. Il caso più frequente? Donna lavoratrice, uomo disoccupato, e che dunque si occupa di curare i figli. In circostanze simili, può essere la donna a dovere versare una cifra tale per cui al bambino possa essere garantita la presenza di un genitore che si occupi di lui.