Cerca e trova immobili

TICINOIl Decs ripensa la scuola nell'era del tablet e del web

14.02.12 - 07:00
Abbiamo indagato tra i nostri Consiglieri di Stato su quale sia il loro rapporto con i social network e la tecnologia in genere. Ecco le risposte ricevute da Manuele Bertoli, Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport.
Tipress
Il Decs ripensa la scuola nell'era del tablet e del web
Abbiamo indagato tra i nostri Consiglieri di Stato su quale sia il loro rapporto con i social network e la tecnologia in genere. Ecco le risposte ricevute da Manuele Bertoli, Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport.

BELLINZONA - In alcuni istituti scolastici italiani si sta cominciando ad utilizzare nella didattica l'iPad (tablet). Il materiale consegnato è sempre aggiornato, risulta più divertente, attivo, ricco in contenuti e offre possibilità infinite di approfondimento. Cosa ne pensa di questo sistema?

"Guardi, le fornisco un’anticipazione. Da poco è stato istituito, su mia precisa indicazione, un gruppo di lavoro interno al Decs, composto di specialisti del settore, con il compito proprio di riflettere e di costruire una visione strategica per l’utilizzo delle nuove tecnologie nelle scuole pubbliche ticinesi. Non si tratta solo di immaginare quali soluzioni tecnologiche adottare ma anche di ragionare su quali contenuti didattici veicolare"

I giovani d'oggi comunicano attraverso la tecnologia, ma nei nostri istituti scolastici si trovano docenti che oltre al proiettore non saprebbero utilizzare alcun mezzo tecnologico, nemmeno le lavagne interattive. Non ha mai pensato a una formazione interna indirizzata a questi ultimi?

"Premetto che aggiornamenti specifici in questo campo già compaiono tra le formazioni continue offerte. In ogni caso il gruppo di lavoro di cui le ho parlato ha come mandato specifico proprio anche quello di occuparsi di questo aspetto e di proporre soluzioni più organiche e complessive. Nell'interesse dell'intero corpo docenti e, di conseguenza, anche dei cosiddetti nativi digitali"

I social network sono diventati un mezzo molto potente per la promozione personale, inoltre il dialogo costante tra le parti permette al politico di capire quali siano gli umori dei cittadini e a questi ultimi di conoscere la persona che sta dietro ad un'idea. Che rapporto ha lei con i social network?

"Diciamo che il mio per il momento è ancora un rapporto attendista. Nel senso che, come giustamente lei evidenzia, la buona gestione di un social network presuppone una costanza di presenza. E francamente il lavoro che sto svolgendo mi lascia ben pochi spazi a disposizione"

Visti i mezzi tecnologici oggi a disposizione, offrire la possibilità ad alcuni dipendenti statali di lavorare da casa potrebbe portare a una diminuzione delle spese e del traffico. Cosa ne pensa in proposito?

"Personalmente non sono affatto contrario al telelavoro, quando è possibile. A condizione però che non vengano del tutto eliminati gli effetti positivi e sinergici derivanti dalla socializzazione e dal lavoro di squadra quando richiesto"

Facebook è un portale non accessibile ai dipendenti dell’amministrazione cantonale, ma tramite esso si potrebbero promuovere i Dipartimenti, informare i cittadini sulle attività giornaliere e rendere più veloce e meno burocratico il servizio offerto dalla singola sezione. Non è che per fermare un abuso, lo Stato si sia nel contempo tarpato le ali?

"Qui, a mio giudizio, la questione è più complessa. Già a partire dalla soluzione da lei prospettata. Non mi pare infatti che Facebook esalti in questo modo il marketing. Semmai fa esplodere la micro comunicazione che non necessariamente però è sempre portatrice di valori aggiunti. Ora, tenere attivo un canale come questo presuppone la presenza, da parte dell’amministrazione, di personale specifico che si occupi di una sua gestione attualizzata ma allo stesso tempo autorevole. L’amministrazione pubblica non può infatti permettersi, anche solo da un punto di vista giuridico, di fornire informazioni che non siano verificate. E quindi, giocoforza, con ritmi comunicativi ben diversi da quelli usuali nei social network. Senza poi dimenticare i grandi problemi di sicurezza che queste soluzioni interattive comportano per sistemi informatici complessi e sensibili come quelli di un ente pubblico"

Su Twitter si possono inviare messaggi lunghi soltanto 140 caratteri. Se lei potesse scegliere, per quale vorrebbe essere ricordato?

"Non perdere la testa. Mai. Tieni fisso il tuo orizzonte, anche con il peggio vento contro. La ragione alla fine vince. Sempre. #ostinato"
 

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE