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SVIZZERA

La proposta: «Unire le forze aeree svizzere a quelle austriache»

Il PS ha proposto un’alternativa al progetto del Consiglio di Stato sulla sicurezza dello spazio aereo: «Dobbiamo orientare la protezione del nostro spazio aereo verso scenari realistici».
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Fonte SonntagsZeitung
La proposta: «Unire le forze aeree svizzere a quelle austriache»
Il PS ha proposto un’alternativa al progetto del Consiglio di Stato sulla sicurezza dello spazio aereo: «Dobbiamo orientare la protezione del nostro spazio aereo verso scenari realistici».

BERNA - La Svizzera non è preparata ad affrontare un attacco con droni. Partendo da questa convinzione, il PS ha prodotto un’alternativa al progetto del Consiglio di Stato sulla sicurezza dello spazio aereo, condensata in un documento.

L’idea di fondo è chiara: in caso di necessità di difesa, «l’aggressore non avanzerebbe con truppe corazzate o con missili balistici».

La proposta del PS - Da qui la proposta del partito progressista: «Dobbiamo orientare la protezione del nostro spazio aereo verso scenari realistici», ha dichiarato la copresidente del gruppo parlamentare socialista, Samira Marti, alla SonntagsZeitung, riferendosi ad «attacchi ibridi con sciami di droni e missili a basso costo».

Secondo il PS, la Svizzera dovrebbe rivedere le proprie scelte strategiche e rinunciare all’acquisto degli F-35. «I jet da combattimento leggeri sono molto più adatti degli F-35 per difendersi dai droni».

Secondo il documento, i jet leggeri sono più agili, economici ed efficaci. Il partito propone quindi di acquistarne circa dodici. Come esempio viene citato il Leonardo M-346 italiano, un modello già scelto dall’Austria per integrare la sua flotta di Eurofighter.

I jet da combattimento - Allo stesso tempo, il PS riconosce che la Svizzera non può rinunciare ai jet da combattimento, ritenuti «indispensabili» nella difesa aria-aria e nelle «missioni calde» legate alle operazioni di polizia aerea.

Al posto dell’F-35, però, il PS chiede l’acquisto di un modello europeo. Per Marti, i jet americani sono uno spreco di risorse: «La Svizzera è più sicura senza gli F-35». L’adozione del velivolo statunitense renderebbe il Paese completamente dipendente dagli USA in ambito di politica di sicurezza, «un rischio che vorremmo evitare, considerando l’imprevedibilità dell’amministrazione Trump».

Una cooperazione più intensa - Oltre alla questione degli F-35, restano altri nodi da affrontare. La situazione geopolitica europea, secondo il partito progressista, richiede infatti una collaborazione più stretta con i Paesi vicini. «Dobbiamo cooperare con i nostri partner affidabili in Europa, nel rispetto della neutralità militare», afferma Marti. Nel XXI secolo, la Svizzera può proteggere il proprio spazio aereo solo insieme alle forze armate dei Paesi confinanti. «La difesa nazionale autonoma è un retaggio del passato».

Il PS riprende la proposta dell’esperto di strategia Mauro Mantovani di delegare la difesa dello spazio aereo alla Francia. Per il partito è inoltre «ipotizzabile» anche una fusione dell’aeronautica militare svizzera con quella austriaca. In questo modo si potrebbero «ottenere notevoli risparmi sui costi» e, concentrandosi sugli aspetti realmente rilevanti per la sicurezza, «aumentare la protezione del Paese».

Le reazioni - Le proposte del PS sollevano diversi interrogativi. Alcuni, però, sono già stati respinti al mittente: il ministro della Difesa, Martin Pfister, pur riconoscendo costi aggiuntivi fino a 1,3 miliardi di franchi, ha ribadito che gli F-35 «non hanno alternative».

Il Consiglio federale deciderà a breve come procedere con il dossier F-35. Nel frattempo, il Governo ha istituito un gruppo di lavoro del Dipartimento della difesa incaricato di valutare diverse opzioni entro la fine di novembre.

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