Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri interroga Berna.
BERNA - «È intenzione del CF creare la base legale che consenta ai Cantoni di confine di consegnare all’Italia i nominativi dei “vecchi” frontalieri, al fine di permettere a Roma di applicare la “tassa sulla salute” decisa dal Parlamento italiano, col presupposto che le amministrazioni cantonali vengano integralmente indennizzate dall’Italia per il lavoro aggiuntivo?». Si tratta di una delle due domande dell'interrogazione inoltrata a Berna dal consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega).
Insomma l’applicazione della “tassa sulla salute”, decisa dal parlamento italiano, continua a far discutere. Roma chiede infatti a Berna l’elenco dei “vecchi” frontalieri, ossia di quelli la cui assunzione risale a prima dell’entrata in vigore nel nuovo accordo con l’Italia sulla fiscalità dei permessi G.
«I Cantoni in cui lavorano i frontalieri oggetto della richiesta non hanno finora fornito all’Italia le informazioni richieste, poiché manca la necessaria base legale. L’Italia chiede ora alla Confederazione di crearla», spiega Quadri.
Secondo il leghista, «i “vecchi” frontalieri sono fiscalmente privilegiati rispetto a quelli “nuovi”; senza dimenticare che la forza del franco contro l’euro ha nel corso degli anni – e anche negli ultimi tempi – ulteriormente appesantito la busta paga dei frontalieri dopo il cambio: una situazione che come noto contribuisce a creare dumping salariale e sostituzione a detrimento dei lavoratori ticinesi. Inoltre, il CF ha preavvisato negativamente la riduzione degli assegni familiari dei frontalieri italiani per adeguarli al costo della vita in Italia (vedi presa di posizione sulla mozione Quadri 24.3650), circostanza che aggrava la situazione di dumping e sostituzione indicata sopra».
«Non si vede quindi il motivo per cui la Svizzera dovrebbe ostacolare l’applicazione della tassa sulla salute italiana ai “vecchi” frontalieri, perpetrando così scientemente una situazione di vantaggio fiscale che ha l’effetto collaterale di penalizzare i lavoratori residenti. Presupposto, evidentemente, che l’operazione sia integralmente indennizzata dall’Italia e che quindi non generi costi aggiuntivi alle amministrazioni cantonali.
Le domande al Consiglio federale: