Marchionne e le tasse: le paga in Svizzera o in Italia?

MILANO - La residenza fiscale svizzera dell'amministratore di una società italiana - come nel caso del numero uno della Fiat Sergio Marchionne - impone l'obbligo di pagare le tasse in Italia ma consente di applicare alle retribuzioni un'aliquota del 30%, inferiore a quella del 43% che verrebbe applicata se la residenza fiscale fosse in Italia.
È quanto spiega Eugenio Romita, partner dello studio legale tributario Di Tanno e Associati, dopo che Maurizio Landini, segretario della Federazione Impiegati Operai Metallurgici (Fiom), ha accusato l'amministratore delegato della Fiat di "pagare le tasse in Svizzera".
"Sulla base della normativa italiana - afferma Romita - ai compensi degli amministratori non residenti in Italia di società italiane si applica l'imposta sul reddito italiana con aliquota del 30%". Inoltre, prosegue il fiscalista, "in base alla convenzione tra Italia e Svizzera per evitare le doppie imposizioni la Svizzera rinuncia a tassare questo reddito perchè è già stato tassato in Italia e nessuno può essere costretto a pagare le imposte due volte sullo stesso reddito".
Se dunque - come sembra - Marchionne paga le tasse al fisco italiano (nonostante la residenza fiscale in Svizzera) gode però di un trattamento più morbido rispetto a quello di un residente in Italia. "Al posto dell'aliquota marginale del 43% applicata a un residente in Italia - spiega ancora Romita -, a un non residente si applica l'aliquota fissa del 30%". Un'aliquota che si colloca a cavallo di quella del 27%, applicata dal fisco italiano ai redditi compresi tra i 15 mila e i 28 mila euro, e di quella del 38%, che colpisce i redditi tra i 28 mila e i 55 mila euro.
"Ho scoperto che Marchionne, oltre a guadagnare molti soldi, paga le tasse in Svizzera, mentre tutti i lavoratori Fiat continuano a pagarle in Italia: noi più di Marchionne siamo interessati che auto, camion e trattori si continuino a produrre qui", aveva dichiarato stamane ai giornalisti, di fronte ai cancelli di Mirafiori, il segretario generale della Fiom Maurizio Landini dopo le assemblee in fabbrica.
Ats Ans
Foto Keystone / EPA Milo Sciaky




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