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Mercenario svizzero in Ucraina: condannato a 18 mesi

L'uomo, originario del canton Sciaffusa, avrebbe operato come cecchino nell'est del Paese.
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Fonte Ats
Mercenario svizzero in Ucraina: condannato a 18 mesi
L'uomo, originario del canton Sciaffusa, avrebbe operato come cecchino nell'est del Paese.

ZURIGO - Un cittadino svizzero accusato di aver combattuto come mercenario in Ucraina è stato condannato oggi dal Tribunale militare 2 di Meilen (ZH) a 18 mesi di carcere, sospesi con la condizionale per quattro anni. L'uomo, originario del canton Sciaffusa, avrebbe operato come cecchino nell'est del Paese.

Si tratta del primo caso di un cittadino elvetico presunto combattente a fianco delle truppe di Kiev nella guerra contro la Russia che finisce davanti alla giustizia. Complessivamente, sono in corso indagini riguardo a 16 possibili situazioni simili.

Il processo si è svolto davanti a numerosi giornalisti e a un vasto pubblico, ma senza l'imputato. Il 49enne infatti vive da anni in Israele e possiede pure la cittadinanza dello Stato ebraico.

L'uomo, con un lungo passato di disturbi mentali, doveva rispondere del reato di arruolamento in un servizio straniero (art. 94 del Codice penale militare), che prevede fino a tre anni di prigione. L'accusa, visti suoi precedenti, aveva chiesto una pena detentiva, da scontare, di sei mesi, mentre la difesa l'assoluzione.

Il presunto mercenario ha già alle spalle quattro condanne. Secondo i media, ha scontato complessivamente quasi dieci anni di reclusione per vari reati. Nei suoi confronti era stata inoltre disposta una misura stazionaria finalizzata al trattamento di problemi psichici.

Varie prove - «Non si può decidere unilateralmente di prestare servizio come soldato per un esercito straniero», ha sottolineato in aula l'uditore, l'equivalente militare del procuratore. Tale attività è punibile anche se intrapresa per motivi umanitari.

L'uomo aveva riferito in prima persona al programma "Rundschau" della televisione svizzerotedesca SRF di operazioni militari da lui condotte per l'Ucraina tra febbraio 2022 e dicembre 2024. Secondo l'Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione nell'attività di contrasto (Europol), è uno dei 573 mercenari internazionali che combattono contro i russi.

L'imputato ha confermato il proprio coinvolgimento nelle file di un esercito straniero in un'intervista condotta volontariamente, ha fatto notare anche il giudice al momento della lettura della sentenza, contro la quale si può ancora inoltrare ricorso. Ulteriori indizi includevano foto su Instagram e resoconti dei media, oltre alla già citata lista stilata dall'Europol.

Solo un mitomane - Di tutto un altro tenore il punto di vista della difesa, secondo cui non vi erano prove oggettive in merito a una sua partecipazione ai combattimenti in prima linea. L'avvocata ha affermato che le accuse si basano esclusivamente sulla copertura mediatica e sulle dichiarazioni del suo assistito, che sono discutibili. «Persino sua madre non crede a una parola di quello che dice», ha motivato.

Proprio la madre ha reso una testimonianza nella quale ha corroborato questa tesi, descrivendo il figlio come un «mitomane» amante delle armi. L'imputato non ha un diploma scolastico, non ha completato alcuna formazione e ha persino abbandonato la scuola reclute, due settimane prima della fine.

La donna ha dipinto l'immagine di una persona «difficile». Non è mai stata fatta alcuna diagnosi ufficiale, ma «non c'è bisogno di un medico per sapere» che c'è qualcosa che non va in lui, ha detto. In passato, gli specialisti hanno parlato di schizofrenia, poi di sdoppiamento della personalità.

I rapporti fra i due sono limitati: l'uomo telefona due volte al mese alla madre per comunicarle che sta bene. L'ultima volta è stato ieri sera. Peraltro, quando si è trasferito, le ha svuotato il conto in banca, ha rivelato la donna in aula. Per questo inizialmente lo ha denunciato, ma alla fine ha deciso di fare un passo indietro «per voltare pagina».

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