Un passo verso la libertà per l'accoltellatrice dell'autosilo

La pluriomicida e piromane, oggi 52enne, era considerata la donna più pericolosa della Svizzera. Il Tribunale le ha concesso il passaggio alla detenzione terapeutica.
ZURIGO - Il Tribunale d'appello di Zurigo ha commutato l'internamento della nota "accoltellatrice dell'autosilo" in una misura terapeutica stazionaria. L'oggi 52enne, reclusa da oltre 25 anni, avrà la possibilità, in futuro, di tornare in libertà.
La decisione non è ancora definitiva e potrà essere impugnata dinanzi al Tribunale federale (TF) non appena, tra alcune settimane, sarà disponibile la motivazione scritta della sentenza.
La Corte zurighese ha accolto la richiesta dell'austriaca cresciuta in Svizzera, la quale potrà dunque sottoporsi a una terapia per affrontare le proprie turbe psichiche, ha dichiarato questa mattina il giudice durante la lettura della sentenza. Qualora la misura avesse esito positivo, per la donna ci sarebbero quindi buone probabilità di essere rilasciata.
Secondo il Tribunale d'appello, che si è basato in particolare su una perizia psichiatrica, le condizioni per la commutazione della pena sono soddisfatte. La terapia in regime stazionario, della durata di cinque anni, dovrebbe prima di tutto ridurre in modo significativo il rischio di recidiva, è stato precisato.
«Ai fini della valutazione è sufficiente considerare questa prognosi», ha affermato il giudice. L'eventuale prospettiva di scarcerazione non è quindi ancora rilevante - ha aggiunto - poiché la misura terapeutica potrà essere prorogata una volta trascorsi questi cinque anni.
L'"accoltellatrice dell'autosilo", attualmente detenuta presso il carcere femminile di Hindelbank, negli ultimi anni ha attraversato varie fasi di alleggerimento del regime di esecuzione della pena.
Ad oggi 52enne - un tempo considerata la donna più pericolosa della Svizzera - sono state ad esempio concesse regolarmente uscite accompagnate, senza che si siano verificati problemi, ha riferito il giudice.
Anche il trasferimento all'interno di in un cosiddetto gruppo abitativo con altre 18 detenute è avvenuto senza complicazioni. Prima che il regime di sicurezza venisse allentato nel 2015, la donna viveva in completo isolamento.
In aula il Ministero pubblico del canton Zurigo si è opposto alla commutazione dell'internamento in una misura terapeutica stazionaria ed ha chiesto una nuova perizia psichiatrica, sostenendo che quella esistente presenterebbe delle contraddizioni.
La donna - che ha trascorso più della metà della sua vita in carcere - ha presentato tale richiesta a più riprese e, finora, era sempre stata respinta dall'ufficio per l'esecuzione giudiziaria zurighese. Questa volta, tuttavia, quest'ultima ha sostenuto l'istanza fin dall'inizio.
Tre aggressioni, due vittime e decine di roghi
Nell'estate del 1991, l'"accoltellatrice dell'autosilo", che ha motivato le sue gesta con l'odio verso le donne, aveva pugnalato a morte una 29enne nel parcheggio Urania in pieno centro a Zurigo. Nel gennaio 1997 aveva poi ucciso una 61enne che passeggiava nei pressi del Giardino cinese della città, sempre con un coltello. Un anno più tardi, una terza vittima era sopravvissuta a un'altra aggressione. L'austriaca si è inoltre resa responsabile di una cinquantina di incendi dolosi che hanno causato danni milionari. Nel 2001 l'interessata è stata condannata a una pena detentiva a vita, che era stata trasformata in internamento in conformità con la legge dell'epoca.




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