Metà piste aperte, ma prezzo pieno dello skipass? «Tutto regolare»

Polemiche sulle tariffe nelle stazioni sciistiche, ma gli operatori difendono la scelta.
ZURIGO - Le stazioni sciistiche iniziano la stagione presto e anche se è disponibile solo la metà delle piste le giornaliere costano quanto in gennaio. Tutto regolare, secondo un esperto di turismo interpellato dal Tages-Anzeiger (TA).
Al momento la neve in pianura ha fatto solo una fugace apparizione e pure in montagna non appare abbandonante. Ma dallo scorso fine settimana sui siti web di diversi comprensori compare l'informazione «siamo aperti, pienamente in funzione». In realtà è accessibile solo una parte delle piste, quella che può essere innevata artificialmente.
Situazione non ideale - La testata zurighese avanza l'esempio di Savognin, stazione grigionese molto gettonata anche dai ticinesi: gli sciatori possono scendere solo lungo l'asse principale, mentre le altre aree sono chiuse. Ciò significa che sono disponibili circa dieci dei 74 chilometri di piste totali. Il numero di impianti di risalita attivi verrà aumentato gradualmente, a seconda delle condizioni della neve, fanno sapere i responsabili.
La situazione è la stessa anche in altre località sciistiche. Nel comprensorio del Pizol, vicino a Bad Ragaz (SG), sono attualmente aperti 19 dei 51 chilometri di piste, a Flumserberg (SG) 21 su 65 chilometri e ad Adelboden (BE) è accessibile poco meno della metà delle piste.
Mezza pagnotta pagata per intero - Ma nonostante la situazione non ideale chi vuole sciare paga lo stesso prezzo di un giorno in gennaio, quando le condizioni saranno presumibilmente molto diverse. Qualche giorno or sono, lo skipass per Savognin costava 58,50 franchi per metà dicembre, un prezzo simile a quello indicato per l'inizio dell'anno, quando tutte le piste dovrebbero essere aperte.
Si compra quindi mezza pagnotta - si chiede il giornalista di TA - ma la si paga intera? «Quando si tratta di sciare, dobbiamo abbandonare l'idea che il prezzo pieno sia legittimo solo in caso di piena operatività», replica Jürg Stettler, professore presso la Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU), in dichiarazioni riportate dal quotidiano. In condizioni di neve difficili i costi di gestione di metà del comprensorio possono essere simili a quelli dell'intera area. «E c'è una domanda per lo sci nei mesi di novembre e dicembre». Finché non ci saranno troppe persone che si indignano per i prezzi attuali gli operatori continueranno a fissarli alti.
Tariffe dinamiche - Ivar Jeker, rappresentante degli impianti di risalita di Savognin, fa riferimento ai prezzi dinamici su cui punta la località: prima si prenota, più la giornaliera è conveniente. Se si acquista lo skipass per gennaio solo in gennaio, il suo prezzo potrebbe essere superiore a quello di un giorno a dicembre.
Molte stazioni sciistiche puntano sulle tariffe dinamiche. La critica è però che esse conoscono solo una direzione: si parte da un prezzo base e si aumenta, ma non si diminuisce. La Fondazione per la protezione dei consumatori (FPC) guarda in modo negativo a questa evoluzione. «Quando oggi si acquista online una giornaliera in anticipo non si sa cosa si otterrà in cambio, ad esempio se tutte le piste saranno aperte», spiega la direttrice Sara Stalder a TA. A suo avviso sarebbe opportuno ridurre significativamente il prezzo in caso di piste chiuse, come già avviene in alcune località. Molti comprensori preferiscono però puntare sul fatto che le persone vogliono comunque sciare a tutti i costi, senza informarsi in modo sufficiente, si rammarica l'esperta. Per poi rendersi conto solo una volta arrivati sul posto che non troveranno aperta l'intera area, ma solo una parte.



