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SVIZZERA

Una tassa sui resi dello shopping online: la proposta che fa discutere

Restituire un indumento acquistato sulle piattaforme web potrebbe non essere più un’operazione gratuita.
20min/Michael Scherrer
Una tassa sui resi dello shopping online: la proposta che fa discutere
Restituire un indumento acquistato sulle piattaforme web potrebbe non essere più un’operazione gratuita.
La discussione approda in commissione Ambiente agli Stati
BERNA - Lo shopping online sta vivendo un vero e proprio boom: invece di infilarsi tra gli scaffali dei negozi, molti svizzeri preferiscono mettersi comodi sul divano e "visitare" i negozi online di Zalando, Shein o H&M.Lo svantaggio è che non ...

BERNA - Lo shopping online sta vivendo un vero e proprio boom: invece di infilarsi tra gli scaffali dei negozi, molti svizzeri preferiscono mettersi comodi sul divano e "visitare" i negozi online di Zalando, Shein o H&M.

Lo svantaggio è che non è possibile provare i vestiti prima di acquistarli. Ciò significa che i capi ordinati vengono sovente rispediti indietro: con alcuni rivenditori, tra cui il leader del settore Zalando, questa operazione è gratuita.

La situazione, in Svizzera, potrebbe cambiare. La Commissione per l'ambiente degli Stati, infatti, sta discutendo se introdurre una tassa ad hoc sulla restituzione anticipata (i soldi trattenuti in anticipo verrebbero restituiti a chi conserva la merce).

Il parlamentare dei Verdi Michael Töngi è soddisfatto dell'attivismo del Consiglio degli Stati. Ha sollevato la stessa idea al Nazionale nel 2021. «Sono contento che ci si stia impegnando su questo tema - ha dichiarato a 20 Min - Ora è necessaria la pressione del Parlamento per costringere il Governo ad agire».

Secondo Greenpeace, ogni anno in Svizzera finiscono tra i rifiuti circa 80’000 prodotti tessili invenduti e 300 tonnellate di elettrodomestici e apparecchi elettronici. «Gli acquisti online e soprattutto i resi gratuiti contribuiscono a questo fenomeno dannoso», afferma Thomas Wälchli, Fondazione svizzera per l'energia.

Contraria alla proposta la Federazione svizzera dei dettaglianti: «Dovrebbero essere le aziende a poter decidere liberamente, senza obblighi imposti», commenta la direttrice Dagmar Jenni.

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