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SVIZZERA«Le stazioni sotto i 1600 metri dovranno reinventarsi»

27.12.22 - 10:16
Inverni caldi e poca neve. Un esperto lancia l'allarme: «Le destinazioni turistiche a medie quote devono trovare un'alternativa allo sci.
Ti-Press
«Le stazioni sotto i 1600 metri dovranno reinventarsi»
Inverni caldi e poca neve. Un esperto lancia l'allarme: «Le destinazioni turistiche a medie quote devono trovare un'alternativa allo sci.
Poi il presidente del SAB cita l'esempio virtuoso del Monte Tamaro che dal 2003 ha abbandonato totalmente il turismo invernale per puntare su attività estive.

ZURIGO - Le destinazioni turistiche a basse e medie quote devono trovare un'alternativa allo sci per sopravvivere. «Abbiamo vissuto l'anno più caldo dall'inizio delle misurazioni. Queste condizioni saranno la nuova normalità», avverte Thomas Egger, presidente del Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB).

Sotto i 1600 metri, l'innevamento non è più assicurato, afferma Egger in un'intervista odierna al "Blick". Ecco perché, a suo giudizio, le stazioni che basano le proprie fortune sugli sport invernali dovrebbero reinventarsi.

Gli impianti di risalita situati a bassa e media altitudine sono spesso confrontati con grandi difficoltà finanziarie. I comuni possono metterci una pezza, ma questo non li salva a lungo termine: inoltre, fa notare Egger, si tratta di denaro che potrebbe essere utilizzato meglio.

Ad esempio, prosegue l'esperto, per sviluppare i comprensori sciistici ad alte quote, se necessario facendo concessioni per la tutela della natura e del paesaggio. Le stazioni collocate più in basso potrebbero dal canto loro sfruttare questi soldi per mettere in atto nuove offerte, invece che concentrarsi unilateralmente sul turismo dedicato allo sci alpino.

Egger non ritiene che i cannoni per l'innevamento artificiale siano una soluzione sostenibile. «In primis, deve fare freddo per poter produrre neve. Secondo, il loro consumo di energia è elevato e, terzo, l'acqua sta diventando sempre più un fattore limitante».

Il presidente del SAB, citando come esempio positivo Lenzerheide (GR), propone di approfittare meglio delle altre stagioni, soprattutto di un autunno più lungo e caldo che in passato. «Non deve più succedere che in ottobre, con una meteo fantastica, numerosi hotel siano chiusi e gli impianti fermi», protesta Egger.

Servono soluzioni coraggiose, continua l'esperto, che però possono rivelarsi vincenti. A questo proposito, Egger guarda al Ticino, e più precisamente al Monte Tamaro, che nel 2003 ha optato per abbandonare totalmente il turismo invernale, investendo in attività estive. «Ora il fatturato annuale è di un terzo superiore a quello di prima».

Egger dice poi di vedere un grande potenziale nel turismo sanitario, strizzando quindi l'occhio a chi sceglie mete precise per migliorare il proprio stato di salute. «La popolazione è sempre più vecchia e gli anziani sono più attivi e spesso più benestanti», fa notare, aggiungendo che ciò ad esempio permetterebbe di valorizzare ancora meglio l'offerta culinaria di ogni regione. Un'altra categoria sulla quale puntare è quella degli ospiti asiatici, che «vogliono vedere le montagne e toccare la neve una volta nella vita, ma non sciare», evidenzia il presidente del SAB.

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COMMENTI
 

viola 1 anno fa su tio
Ma va?

Equalizer 1 anno fa su tio
Lo si diceva già alla fine degli anni ottanta quando c'erano stati diversi inverni poveri di neve, allora gli si dava la colpa al buco nell'ozono...

francox 1 anno fa su tio
Ostia, dopu la quarta feta l'ha capii che l'eva pulenta.
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