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MONDOTra le 20 città più costose per gli expat figurano Ginevra, Zurigo e Berna

09.06.22 - 23:40
La classifica ha analizzato i prezzi di più di 200 città di 120 paesi e territori che gli espatriati devono affrontare
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Tra le 20 città più costose per gli expat figurano Ginevra, Zurigo e Berna
La classifica ha analizzato i prezzi di più di 200 città di 120 paesi e territori che gli espatriati devono affrontare

NEW YORK - La città più costosa per vivere come expat (lavoratore straniero) nel 2022 si è rivelata essere, ancora una volta, Hong Kong. È quanto ha stabilito lo studio effettuato da ECA International, che ha analizzato il costo della vita in 207 città e 120 paesi e territori. La ricerca ha preso in esame i prezzi del cibo, degli articoli per la casa e per il tempo libero, dell'abbigliamento, alloggi e dei trasporti. Seguono, sul podio, la città di New York e Ginevra. 

Hong Kong ha quindi mantenuto la sua posizione in cima al podio anche quest'anno. Tra le ragioni una moneta decisamente forte nell'ultimo periodo. «Sebbene nell'ultimo anno Hong Kong abbia risentito dell'aumento dell'inflazione globale in misura minore rispetto ad altre località regionali e mondiali, rimane comunque la località più costosa al mondo», ha commentato Lee Quane, direttore regionale per l'Asia di ECA International. «È stata la forza del dollaro di Hong Kong, che è ancorato al dollaro USA, nell'ultimo anno a permetterle di mantenere la sua posizione di località più costosa al mondo, mentre le altre valute si sono indebolite».

La classifica - Sul podio, al secondo posto, è salito New York, guadagnando due posizioni rispetto all'anno precedente. A contribuire alla scalata della classifica ha pesato soprattutto il costo dell'affitto (stesso discorso per Londra). Stabile invece il terzo posto, conquistato da Ginevra. Seguono Londra (+1), Tokyo (-3), Tel Aviv (+1), Zurigo (-1), Shanghai (+1), Guangzhou (+1) e Seul (+2). 

Nella top 20 figura anche la città di Berna (17esimo posto). 

Le città europee scendono in classifica - La maggior parte delle località dell'Unione Europea ha registrato un calo nella classifica dopo un periodo di instabilità dell'euro, con Parigi che è uscita addirittura dalla top 30. «Quasi tutte le principali città dell'Eurozona hanno registrato un calo nella classifica di quest'anno, poiché negli ultimi 12 mesi l'euro ha offerto una performance peggiore rispetto al dollaro statunitense e alla sterlina britannica. La debolezza dell'euro è stata causata principalmente dalle aspettative del mercato di un aumento dei tassi di interesse da parte della BCE più lento rispetto ai suoi omologhi» ha osservato Quane.

Inflazione e proteste - Molte località dell'Asia hanno registrato alti tassi di inflazione. La località che ha registrato il più rapido tasso di crescita dei prezzi nell'ultimo anno è stata Colombo, in Sri Lanka, che è salita di 23 posizioni, raggiungendo il 149esimo posto. «La carenza di forniture per alcuni beni di prima necessità, causata dalla mancanza di valuta estera, ha provocato un aumento dei prezzi di oltre il 15% al momento dell'indagine rispetto all'anno precedente», ha commentato Quane. «Le proteste, sorte in risposta all'aumento dei prezzi, hanno portato alle dimissioni di importanti figure governative, in particolare del primo ministro del Paese».

Anche la Cina sempre più cara - Molte città della Cina continentale hanno continuato la scalata nella classifica. Attualmente quattro città sono ora incluse nella top 15, con Shanghai che si posiziona sull'ultimo gradino del popolo. «La ragione principale della loro ascesa in classifica è stata la continua forza dello yuan cinese rispetto alle altre principali valute» ha commentato Quane. 

Giappone cala in classifica - Tutte le località giapponesi sono scese nell'ultima classifica a causa dell'indebolimento dello yen dovuto a un'inflazione inaspettatamente più alta e a tassi di interesse negativi. Tokyo è scesa di tre posizioni al quinto posto.

La situazione russa - Mosca è scesa di un posto, raggiungendo così la 62esima posizione, mentre San Pietroburgo è rimasta stabile al 147esimo posto. «Al momento dell'indagine, il valore del rublo era crollato a causa delle sanzioni economiche contro la Russia per l'invasione dell'Ucraina. Le sanzioni e l'indebolimento della valuta hanno contribuito a far salire l'inflazione che ha compensato le perdite del tasso di cambio, lasciando il Paese stabile nella classifica generale», ha dichiarato Quane.

 

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