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ZURIGOLambda, ma quanto è pericolosa?

05.08.21 - 20:38
Secondo i ricercatori giapponesi potrebbe essere più aggressiva della variante Delta.
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Lambda, ma quanto è pericolosa?
Secondo i ricercatori giapponesi potrebbe essere più aggressiva della variante Delta.
Gli scienziati non sono affatto ottimisti riguardo la variante proveniente dal Perù, tra l'altro già rilevata in Svizzera. Alcuni colleghi però ridimensionano i loro timori.

ZURIGO - Secondo alcuni studiosi, la forma mutata rilevata per la prima volta in Perù potrebbe essere grado di indebolire la protezione immunitaria delle persone vaccinate o di coloro che si sono ripresi da infezioni con altre varianti del virus. Potrebbe anche essere più contagiosa della "sorella" Delta.

I ricercatori hanno recentemente avvertito di questi risultati ottenuti, va precisato, tramite dei primi studi preliminari. Per questo chiedono che la variante Lambda sia classificata come "preoccupante". Attualmente è solo sotto osservazione come "variante d'interesse", ma potrebbe rappresentare «una potenziale minaccia per la società». 

Quanto è contagiosa la lambda?
La variante è significativamente più contagiosa del virus originale e delle varianti alfa, beta e gamma. Ma al momento non è, o non è significativamente più contagiosa della variante Delta. Questo è il risultato sia dello studio preliminare giapponese che di uno studio pubblicato di recente dagli Stati Uniti. Tuttavia, entrambi sono ancora test di laboratorio che devono essere dimostrati.

Quanto funzionano i vaccini contro la variante lambda?
Secondo i ricercatori giapponesi, a causa delle mutazioni nella proteina spike del virus, la variante potrebbe eludere gli anticorpi formati dopo la vaccinazione. Ciò significherebbe che gli anticorpi non sono in grado di neutralizzarla. La protezione immunitaria contro questa variante sarebbe quindi ridotta.

Il risultato dello studio condotto dagli scienziati della NYU Grossman School of Medicine di New York è meno cupo. Secondo gli americani, almeno i vaccini mRNA di Pfizer/Biontech e Moderna continuano a funzionare bene contro Lambda. Non ci sarebbe insomma un grande scarto tra Lambda e Delta. Tuttavia, anche questa conclusione va presa con cautela come per quella tratta dai giapponesi.

L'attenzione agli anticorpi, inoltre, consente di trarre solo conclusioni limitate sull'effetto protettivo della vaccinazione. Oltre agli anticorpi, infatti, ci sono cellule di memoria in grado di assicurare che il sistema di difesa dell'organismo riconosca un agente patogeno anche molto tempo dopo un'infezione, e possa quindi avviare rapidamente una risposta immunitaria. In questo contesto, è probabile che la protezione contro le forme gravi della malattia sia valida anche nel caso dovessero aumentare i positivi alla forma mutata proveniente dal Perù. Così, stando alle parole di Christine Dahlke dell'University Medical Center Hamburg-Eppendorf, pronunciate in una recente conferenza stampa presso il Science Media Center di Colonia.

Sostituirà Delta?
Questo non può ancora essere affermato con chiarezza se ci si basa sulla situazione attuale dei dati. Una cosa è certa: le due varianti sono simili in termini di infettività e diminuzione dell'efficacia immunitaria. Uno sguardo agli sviluppi in Sud America, però, suggerisce qualcosa di rassicurante: Lambda si sta diffondendo meno di Delta. «Non cresce nemmeno in Perù, dove è stata scoperta», ha sottolineato al Tagesschau.de Maria van Kerkhove, esperta di Covid-19 presso l'OMS. Anzi, secondo informazioni dal Perù, sta pian piano lasciando il posto a un'altra forma mutata, la variante Gamma. In linea generale, però, nel Sua America la variante dominante sembra voler essere la Delta.

Quindi dobbiamo preoccuparci di Lambda?
Secondo lo stato attuale delle conoscenze no, affermano esperti come Carsten Watzl. Il professore d'immunologia presso il Leibniz Institute for Labor Research e segretario generale della German Society for Immunology ritiene che i dati provenienti dal Giappone siano sovra-interpretati. Lambda potrebbe quindi «sfuggire in qualche modo alla protezione immunitaria, ma non così come Delta». Ecco perché questa variante non lo preoccupa ancora, almeno sulla scorta dei dati attualmente disponibili.

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