La società Allia, appartenente all'impresa elvetica, ha in progetto di chiudere due stabilimenti in Francia
RAPPERSWIL-JONA - Circa 400 dipendenti della società francese Allia, che appartiene a Geberit, hanno manifestato oggi davanti alla sede dell'impresa elvetica a Rapperswil-Jona (SG) contro il progetto di chiudere due fabbriche del gruppo in Francia.
Gli stabilimenti minacciati di chiusura sono quelli di La Villeneuve-au-Chêne (dipartimento dell'Aube, Nordest) e di Digoin (Saône-et-Loire, Centro-Est). I dipendenti delle due fabbriche, le loro famiglie, rappresentanti delle autorità e i sindaci delle due località sono venuti in Svizzera a «gridare la loro collera», afferma in una nota il sindacato Unia che sostiene la loro battaglia.
Alla società sangallese specializzata nelle tecniche sanitarie - aggiunge Unia - è stata consegnata una lettera di protesta in cui le si chiede di «rinunciare alla inutile chiusura delle fabbriche» in questione, che avrebbe «pesanti conseguenze sociali per il personale e sarebbe un duro colpo all'economia delle regioni interessate».
Complessivamente 257 posti di lavoro sono minacciati, 177 a Digoin e 80 a La Villeneuve-au-Chêne, secondo un comunicato dei sindacati francesi.
«Il gruppo avanza giustificazioni economiche allorché facciamo utili nel nostro settore», aveva dichiarato lunedì Pierre Laveder, membro del comitato centrale d'impresa. A suo avviso, Geberit intende semplicemente «delocalizzare verso siti che costano meno come la Polonia o il Portogallo, dove gli operai sono pagati 500 euro al mese». Una procedura di piano sociale è attualmente negoziata.
Unia sottolinea da parte sua che Geberit è un gruppo "florido": nel primo semestre ha realizzato un utile netto aggiustato in progressione del 23,6% a 333,2 milioni di franchi e un fatturato in crescita del 13,2% a 1,48 miliardi.
Geberit aveva spiegato in maggio l'intenzione di ristrutturare la filiale Allia affermando che il segmento della ceramica per bagni incontra difficoltà negli ultimi anni. Il rallentamento in Europa, e in Francia in particolare, hanno comportato una sovraccapacità produttiva e una pressione sui costi.