Brasile, ritmo di samba e rombo di motori

Tra leggende, giovani talenti e tecnologia che guida il futuro della F1
Moltissimo si decide nel remote garage.
Tra leggende, giovani talenti e tecnologia che guida il futuro della F1
Moltissimo si decide nel remote garage.
SAN PAOLO - Il weekend carioca non ha deluso: già dalla Sprint Race si è capito che sarebbe stato uno di quei Gran Premi da vivere col cuore in gola. Un Brasile infuocato, vibrante, sempre nel segno di Ayrton Senna, che continua a correre nel cuore di chi ama davvero la Formula 1.
Lando Norris vola deciso verso la gloria mondiale, le Ferrari arrancano, e i giovani rookie - con la loro fame e un pizzico d’incoscienza - rubano la scena. Una sintesi, anzi, una “micro-sintesi” del GP. Per le analisi tecniche, come dico spesso, meglio lasciar parlare i tecnici.
Questa settimana, però, I racconti della F1 fanno un passo indietro nel tempo, rispolverando le parole di un personaggio che non ha mai avuto peli sulla lingua: Bernie Ecclestone. L’ex boss ha dichiarato che “Oscar è penalizzato dal team”. Parole pesanti, rimbalzate ovunque. Con tutta la stima che ho per Bernie, questa volta - diciamolo - la memoria gli ha forse giocato un brutto scherzo. Piastri ha sì talento da vendere, ma anche un paio di abbracci ravvicinati con i muretti e qualche errore che hanno incrinato l’aura glaciale dell’“ice man” di inizio stagione.
Eppure la domanda resta: può un team davvero penalizzare un pilota? La risposta, sussurrata, è: sì… o quasi. Non si tratta di sabotaggio, ma di qualcosa di più sottile: indirizzare la prestazione.
Oggi una gara nasce molto prima della bandiera verde. Si parte dai simulatori, dove l’intelligenza artificiale elabora migliaia di dati - dal nuovo asfalto alle condizioni meteo - e crea il modello perfetto della vettura. Queste informazioni passano poi alla pista, dove inizia il vero lavoro. E qui entra in scena il cuore pulsante della strategia moderna: il remote garage. Una sala nelle factory, popolata da una trentina di ingegneri, ognuno responsabile di una parte dell’auto. In tempo reale, questi “cervelli” confrontano i dati del simulatore con quelli della pista e - quando serve - intervengono. È un flusso continuo di informazioni tra macchina, box e quartier generale.
Ecco perché, tecnicamente, sì, si può condizionare la prestazione di un pilota, anche se speriamo che resti solo una possibilità teorica. Il discorso è complesso, e prometto che tornerò a parlarne più a fondo: il remote garage, o strategy room, è un mondo affascinante, dove la tecnologia tocca i confini della fantascienza.
Insomma, la Formula 1 di oggi è un equilibrio tra uomo e macchina, tra talento e algoritmo. Anche i nostalgici devono ammetterlo: il progresso non si ferma. Ora, però, si guarda avanti: prossima tappa, Gran Premio di Las Vegas, domenica 23 novembre. E come dico sempre… nel dubbio, piedone sul gas. Sempre.
Vi aspetto nel mio canale youtube “i racconti della F1”








